NEW YORK — Gavin Newsom, cinquantunenne governatore della California fresco di nomina, ha firmato un “Executive Order” sospendendo tutte le esecuzioni capitali dei 737 condannati detenuti nel braccio della morte della famigerata prigione di San Quintino. Si parla di un quarto di tutti i condannati a morte d’America in attesa di esecuzione. Trump non ha gradito affatto, manifestando il suo grave disappunto via tweet, come solitamente fa. Accusando Newsom di aver contravvenuto al volere degli elettori e profondamente amareggiato amici e famiglie delle vittime e se stesso.
Il presidente degli Stati Uniti d’America (suo malgrado) riporta all’ordine del giorno una questione tanto drammatica quanto comunemente data per scontata come la pena di morte. Perché in venticinque anni d’America ho visto poche cose sempre e continuamente bypassate, evitate se non completamente ed intenzionalmente ignorate in qualsiasi dibattito politico come la pena di morte. Non ho mai visto neanche i presidenti più liberali e progressisti, neanche i candidati più libertari e umanamente sensibili impicciarsi in questo dibattito. Sull’aborto sì, immancabilmente, ma sulla pena di morte no. Destra o sinistra, democratici o repubblicani, da Bill Clinton a George W. Bush, da Romney a Obama, da Hillary Clinton a Trump. Non una parola da nessuno. Tutti a combattersi ferocemente sul fronte aborto, tutti silenziosamente solidali rispetto alla pena di morte. Cattolici inclusi.
Non che si effettuino esecuzioni capitali ogni giorno (e le vittime innocenti dell’aborto sono certamente di gran lunga più numerose di quelle – presumibilmente – colpevoli delle condanne a morte), ma il valore della vita si misura in numeri? In America gli ordinamenti di 30 Stati su 50 prevedono ancora la death penalty come forma suprema di pena retributiva. Così stanno le cose anche in California, terra che ha la sua storia in proposito in quanto nel 1972 la sua Corte suprema bandì le esecuzioni capitali, per poi arrendersi al voto popolare e ristabilirle nel 1978. Da allora, per quarant’anni, silenzio. Fino a Gavin Newsom.
Ogni volta che la questione pena di morte salta fuori, il pensiero vola diritto alla Dichiarazione di Indipendenza …. “Riteniamo che queste verità siano autoevidenti, che tutti gli uomini siano creati uguali, che siano dotati dal loro Creatore di determinati diritti inalienabili, che tra questi ci siano la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità”.
La vita, diritto inalienabile, che non si può vendere, cedere o donare, un diritto di cui nessuno può disporre tranne il Creatore che ce la regala. E l’evidenza delle cose documenta come il Creatore ne disponga indipendentemente dalla nostra volontà.
La pena di morte è uno dei grandi misteri dell’amore per la vita che l’America ha. Potremmo anche chiamarla the ultimate contradiction, l’ultima contraddizione: uccidere per salvare, per proteggere, per affermare. Un’ultima contraddizione che discende da un’ultima dimenticanza: che è il Creatore che dà e prende secondo la sua misteriosa giustizia, non l’uomo.
God Bless America