È stato estradato dalla Svizzera all’Italia Taulant Pasho, trentatreenne figlio dei due coniugi fatti a pezzi e chiusi in quattro valigie, ritrovate a dicembre dell’anno scorso sulla superstrada Firenze-Pisa-Livorno. La richiesta era stata inviata alle autorità elvetiche dalla Procura della Repubblica. Come riporta “Il Fatto Quotidiano”, Pasho è stato trasferito a Como da un carcere svizzero (presso il quale stava scontando una pena dall’ottobre scorso per furto con scasso e violazione di domicilio) per una condanna definitiva a 3 anni e 4 mesi per detenzione di sei chili di hashish in un garage a Firenze.



Non c’entra, dunque, al momento, l’omicidio dei genitori, anche se – va da sé – l’estradizione consentirà ai pm di Firenze di interrogarlo sulla scomparsa di sua mamma e suo papà, avvenuta nel novembre 2015. Il 22 dicembre 2020 l’ex fidanzata del trentatreenne, Elona Kalesha (36 anni) è stata arrestata con le accuse di omicidio, occultamento e vilipendio dei cadaveri e Pasho, insieme al fratello della donna, Denis, sono accusati degli stessi reati, in concorso con lei.



ESTRADATO FIGLIO COPPIA FATTA A PEZZI

Il figlio dei coniugi uccisi, fatti a pezzi e rinchiusi in quattro valigie, dopo essere stato estradato, sarà interrogato. “Il Fatto Quotidiano”, in merito alla sua ex fidanzata, scrive che il gip del tribunale di Firenze, Angelo Pezzuti, ha “respinto la richiesta di revoca della misura cautelare avanzata dai legali della donna, Federico Febbo e Antonio D’Orzi”, nella quale, i legali della donna, sottolineavano, in particolare, “come il Dna della 36enne non fosse stato trovato sulle maniglie delle valigie dove erano stati nascosti i cadaveri fatti a pezzi”. Ecco quanto scritto dal gip nella sua ordinanza: “La circostanza che non siano state rinvenute tracce riferibili a Elona Kalesha sulle valigie contenenti i corpi delle vittime, se non comporta un aggravamento dell’accusa non è sicuramente idonea a determinarne il venir meno. È ben possibile che le tracce si siano semplicemente perse con il decorso del tempo e l’esposizione alle intemperie, che le valigie siano state maneggiate da un complice dell’indagata o, semplicemente, che la stessa avesse dei guanti”.

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