Il Regno Unito ha approvato l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti. Lo ha comunicato la ministra dell’Interno britannica Priti Patel, che ha firmato il via libera per il trasferimento del co-fondatore di WikiLeaks, il quale ha dichiarato che avrebbe presentato ricorso contro tale decisione. Infatti, Assange rischia fino a 175 anni di carcere. “Oggi non è la fine di questa guerra”, ha detto. “È solo l’inizio di una nuova battaglia legale. Faremo ricorso attraverso il sistema legale; il prossimo appello sarà davanti all’Alta Corte”. La decisione di estradizione era prevedibile, “Un giorno buio per la libertà”, aveva dichiarato, e ora Assange avrà 14 giorni di tempo per presentare ricorso.



Il co-fondatore di WikiLeaks si trova attualmente nella prigione di Belmarsh a Londra dopo una lunga battaglia per evitare l’estradizione. In una conferenza stampa a Londra, sua moglie e avvocato, Stella Assange, aveva affermato la volontà di combattere per evitare la sentenza ultima: “Utilizzeremo tutte le strade disponibili. Userò ogni ora di veglia combattendo per Julian finché non sarà libero, finché non sarà fatta giustizia”.



Estradizione Julian Assange: l’ira di WikiLeaks e scenari futuri

Subito dopo l’ok del Regno Unito per l’estradizione di Julian Assange, WikiLeaks aveva rilasciato una dichiarazione affermando che la decisione della Patel aveva condannato la libertà di espressione, e chiunque tenesse ad essa di “vergognarsi profondamente”“Julian non ha fatto niente di male. Non ha commesso alcun crimine e non è un criminale”, si legge nella dichiarazione rilasciata da WikiLeaks e riportata dal The Guardian. È un giornalista e un editore e viene punito per aver fatto il suo lavoro. Era in potere di Priti Patel fare la cosa giusta. Invece sarà ricordata per sempre come complice degli Stati Uniti nella loro agenda per trasformare il giornalismo investigativo in un’impresa criminale”.



Il ricorso molto probabilmente si concentrerà sulla libertà di espressione, e se dietro l’estradizione ci siano motivi politici. Patel stava valutando se la richiesta di estradizione degli Stati Uniti soddisfacesse i restanti test legali, inclusa la promessa di non giustiziarlo. La decisione di Patel è stata criticata da diversi attivisti, giornalisti e parlamentari. Caroline Lucas, membro del Parlamento del Regno Unito, ha dichiarato: “Assolutamente vergognoso che Priti Patel abbia approvato l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti – questo costituisce un pericoloso precedente per la libertà di stampa e la democrazia. Le autorità statunitensi sono determinate a metterlo a tacere perché non gli piace quello che Assange ha rivelato”.