Non sempre l’età anagrafica corrisponde all’età biologica: chiunque potrebbe dimostrare più o meno dell’età registrata all’anagrafe e i motivi sono complessi e molteplici. Tanto dipende dalla genetica, certo, ma ha un ruolo fondamentale anche lo stile di vita che ognuno di noi conduce. Importantissimi sono l’alimentazione e lo sport, che contribuiscono ad un lifestyle sano ed equilibrato. Il Giornale fa un esempio: un uomo di 60 anni, sportivo, magro, che osserva una dieta mediterranea e non fuma né beve, contro un altro che fuma, beve, è in sovrappeso e non fa sport, è normale che abbia una diversa età biologica.
Ma come fa a essere dimostrata l’età biologica? Come possiamo capire quale sia la nostra? A spiegarlo sono stati i ricercatori nell’ultimo studio pubblicato sulla rivista Nature dal titolo Stima dell’età biologica. La ricerca ha preso in esame 60 diversi biomarcatori del sangue circolante presso la biobanca del Regno Unito. “L’età biologica è stimata come l’età equivalente all’interno della popolazione dello stesso sesso che corrisponde al rischio di mortalità di un individuo. I valori variavano tra 20 anni più giovani e 20 anni più vecchi rispetto all’età cronologica degli individui, esponendo l’entità dei segnali di invecchiamento contenuti nei marcatori del sangue” hanno spiegato i ricercatori.
Età biologica, lo studio: utilizzato un set di dati
Il metodo più efficace per dimostrare l’età biologica sono i biomarcatori clinici basati sul sangue “che hanno dimostrato la capacità di rilevare differenze nell’età biologica anche in coorti di individui giovani e sani, prima dello sviluppo della malattia o di manifestazioni fenotipiche di invecchiamento accelerato” come spiegato dai ricercatori. Nello studio è stato utilizzato un set di dati di 57 biomarcatori del sangue e statistiche relative alla mortalità per tutte le cause. Sono stati esaminati i dati di 116 partecipanti del set dei dati della biobanca britannica: 25 di questi set sono stati ritenuti i più attenbili per scoprire la stima dell’età biologica che ha assunto valori compresi tra 20 anni più giovani e 20 anni più vecchi rispetto all’età cronologica degli individui.
Il modello di questo studio, secondo gli esperti, “possiede un valore traslazionale nel contesto del mondo reale, dove le misure preesistenti della biochimica del sangue saranno spesso disponibili ma varieranno notevolmente da un individuo all’altro”. Dunque, ricerche come questa presa in esame offrono metodi sempre migliori e più attendibili per stimare la mortalità e la morbilità (comparsa di malattie): i risultati possono essere migliorati analizzando anche altri parametri come ad esempio la pressione del sangue.