L’ISTAT stima che l’età pensionabile in Italia aumenterà progressivamente: nel 2027 la media potrebbe attestarsi sui 67 anni e tre mesi, per poi arrivare al 2051 sfiorando i 70 anni d’età (più precisamente 69 anni e 6 mesi).

Alzare l’età pensionabile è un rischio che genererà impatti negativi nell’intero sistema previdenziale italiano. Nonostante grazie a delle misure mirate al pre pensionamento la media d’uscita dal lavoro in Italia sia tra le più basse d’Europa (poco più di 64 anni), con le aspettative di vita sempre più lunghe questo dato potrebbe cambiare significativamente.



L’età pensionabile rischia di alzarsi negativamente

L’età pensionabile in Italia inevitabilmente aumenterà significativamente. Ad averne dato la certezza è il presidente dell’ISTAT, Francesco Maria Chelli, che dopo aver analizzato la Legge attualmente in vigore e le prospettive di vita future, si dice sicuro dell’aumento. Le stime ci fanno pensare che nel 2051 si uscirà dal lavoro a quasi 70 anni (69 anni e 6 mesi). Un aumento progressivo – che Chelli annuncia alle audizioni in Parlamento – e che allo stesso tempo arrecherà dei danni importanti. Nei prossimi mesi all’Italia toccherà affrontare un periodo economicamente difficile, così come lo è l’attuale Legge di Bilancio per il 2025 da presentare a Bruxelles.



Più tempo per sé stessi

Se le stime ci indicano un incremento dell’età pensionabile, questo significa soltanto una cosa: le statistiche suppongono che nel medio e lungo termine vivremo di più, e dunque avremo più tempo per noi stessi (ma forse con meno soldi e meno energie). Lo squilibrio generazionale che oggi si potrebbe creare metterebbe a rischio l’intero sistema previdenziale italiano: uscendo prima dal lavoro ci sarebbero meno contribuenti e dunque più difficoltà a pagare l’assegno a tutti i pensionati. E qui l’ISTAT si concentra su un altro punto critico ma pur sempre annesso all’aumento dell’età pensionabile: le poche nascite nel nostro Bel Paese. In futuro saranno sempre meno le coppie che faranno figli, così come i componenti di un nucleo saranno sempre più ridotti, passando – come da analisi ISTAT – da una media attuale di 2,25 persone per ciascuna famiglia a 2,18 nel 2031.