È nato Beatriz, ora però si fa chiamare Paul Preciado ed è uno dei punti di riferimento della cultura Lgbt-queer dell’Europa che conta: si definisce “filosofo controsessuale”, è stato il filosofo scelto da Gucci e Gus Van Sant per diversi cortometraggi contro la “cultura dell’identità definita” e ora sulla prima pagina di “Mediapart” (quotidiano francese, ndr) lancia l’ennesima provocazione «L‘eterosessualità è pericolosa». Secondo Preciado infatti l’Occidente è dominato da una “machocrazia” dove la violenza viene esercitata ogni giorno su «tutte le donne e su tutti i corpi non binari e non eteronormativi, cis o trans»; ne ha parlato nel suo ultimo libro del 2018, “Terrore Anale” ma ora rilancia il tema dopo la recente giornata mondiale contro la violenza delle donne. «L’unica via per emancipare uomini e donne è la diseterosessualizzazione delle relazioni», ossia in pratica «liberarsi dall’eterosessualità». I femminicidi non sono pratica di uomini colpevoli e violenti, assolutamente no: è molto di più, sono le relazioni eterosessuali nelle società occidentali ad essere responsabili, dove «le donne sono oggetto di violenza perché sono messe culturalmente in una posizione politica subalterna all’uomo etero-patriarcale».



LE TEORIE “QUEER” DEL FILOSOFO “CONTROSESSUALE”

Le teorie di Preciado sono state contenute nel suo recente “Manifesto controsessuale”, ormai punto di riferimento dell’attivismo pro trans-queer in Europa: «Sembra che oggi la questione dell’identità sia diventata un’ossessione, ma non è un argomento nuovo. Gran parte delle categorie che usiamo nasce dalla tradizione colonialista e capitalista emersa a partire dal quindicesimo secolo», spiegava lo stesso filosofo nel video di presentazione al recente Festival di Internazionale a Ferrara. In quello stesso manifesto citato dall’editoriale sul Mediapart, Paul B. Preciado sottolineava «Una rigida opposizione tra sesso e genere non esiste: si tratta di due nozioni che appartengono semplicemente a due diversi regimi epistemici del corpo. Mentre la nozione moderna di sesso e differenza sessuale suppone che questi siano dati naturali ed essenzialmente immutabili, la nozione di genere, inventata negli anni Cinquanta nel processo di controllo tecnico delle differenze sessuali e morfologiche nei “bambini intersessuati”, evidenzia cambiamento e mutabilità».

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