La serie turca Ethos, disponibile su Netflix da fine dicembre, è un raro esempio di delicatezza e semplicità, miste a una riflessione profonda sulla natura umana e sul rapporto con gli altri.  Il titolo con cui è distribuita in Turchia, Bir Baskadir, mette l’accento sugli “altri”, così come “ethos” – il titolo con cui è distribuita in Europa e nel mondo – sottolinea l’approccio psicoanalitico del racconto. Due chiavi di lettura solo apparentemente diverse, che invece ben si combinano nel racconto di Berkun Oya.



Siamo nella Turchia moderna, società piena di contraddizioni ma di cui conosciamo poco, e rimaniamo colpiti sia dalla sua arretratezza che dalla sua vitalità. La storia ha inizio con la strana malattia di Meryem, che sviene in continuazione e all’improvviso. La ragazza ogni giorno parte dalla casa in campagna, dove vive con la famiglia del fratello, e arriva ad Istanbul per lavorare come cameriera nelle case di famiglie benestanti.  I medici dell’ospedale che la visitano più volte, non riscontrando in lei particolari patologie, la raccomandano a una psicologa, sospettando un disturbo psicosomatico. L’arrivo di Meryem dalla dottoressa Peri, al contrario figlia di una famiglia ricca e borghese che ha viaggiato e studiato all’estero, mette rapidamente in contatto due mondi che solo apparentemente sono incomunicabili tra loro. Anzi, l’iniziale fastidio per il “conservatorismo” della ragazza, si trasformerà per la dottoressa in simpatia e riconoscenza.



Il racconto, lungo le sedute a cui si sottopone Meryem, approfondisce la natura delle difficoltà sentimentali e umane in cui i protagonisti sono costretti a vivere. Da un lato, la vita misera del piccolo villaggio dove abita Meryem, dominato dalla figura dell’hodja, un consigliere a metà tra il maestro e l’autorità spirituale, e che trascorre nel rispetto di ogni regola dettata dall’Islam e nel culto del cibo tradizionale. Dall’altro, la Istanbul dei giovani più fortunati, ricchi e palestrati, con lavori interessanti, ma anch’essi avvolti da una permanente tristezza e dalla debolezza delle loro relazioni.



La serie è stata accolta in Turchia da un successo di pubblico ed è stata accompagnata da un dibattito molto acceso. Rappresenta lo spaccato attuale dei problemi della società turca, ma ha elevato il confronto – per l’approccio legato alla relazione psicoterapeutica tra dottore e paziente – a una dimensione più ampia che ha spinto la stessa cultura turca a misurarsi con un contesto internazionale. Particolarmente toccanti i “ricordi” musicali che chiudono gli episodi e che rivelano un Paese legato a forti tradizioni culturali.

A differenza di Parasite – il film coreano vincitore dell’ultimo Oscar – in Ethos la relazione tra poveri e di ricchi non conduce al conflitto ma a una pace interiore, dove tutti riscoprono i sentimenti e gli affetti, come le cose che contano davvero.

Ancora una volta Netflix consente – attraverso la promozione di produzioni locali di qualità e di nuovi attori e produttori – una lettura intelligente della realtà di un Paese come la Turchia, così vicina all’Europa e così difficile da capire e da interpretare, soprattutto in questi ultimi difficili anni.