Si accende lo scontro a Bruxelles sulla scelta del sistema unico di etichettatura dei prodotti alimentari che dovrà essere adottato dal 2022 dai Paesi dell’Unione europea. Un tema tutt’altro che banale tanto per le implicazioni che la decisione potrebbe avere sulle scelte del consumatore quanto per le ricadute economiche che potrebbe determinare sull’export del nostro Paese.



A darsi battaglia sono principalmente due fronti. Da un lato, c’è quello favorevole al Nutriscore, l’etichetta a semaforo costruita sulla base di un algoritmo che tiene conto della percentuale assoluta di grassi, sali e zuccheri presente in ogni alimento. Il sistema risulta di facile lettura per il consumatore: intuitivamente i cibi con semaforo “verde” saranno da preferire rispetto a quelli che presentano luce rossa. Già adottato da Nestlé e Danone, sostenuto dal Beuc, l’organo di riferimento del consumerismo dei Paesi Ue, il Nutriscore è appoggiato da Francia e Germania, che guidano una coalizione cui aderiscono anche Spagna, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. 



Dall’altro capo della barricata, fermamente contraria all’introduzione del progetto, c’è l’Italia, capofila di una cordata che coinvolge anche Romania, Ungheria, Cipro, Repubblica Ceca e Grecia, e che raccoglie il consenso di una parte importante del mondo produttivo europeo, come testimoniano le posizioni di Copa-Cogeca (rappresentanza degli agricoltori a livello europeo), dell’Eda (industria europea del latte) e dei produttori di alimenti a denominazione d’origine. Il nostro Paese considera la proposta franco-tedesca una soluzione approssimativa che danneggia i prodotti tipici italiani a favore di altri di minor qualità. Stando alla classificazione sulla quale è costruito, infatti, Parmigiano Reggiano e olio di oliva extravergine si vedrebbero assegnate votazioni peggiori rispetto a quelle attribuite alla Coca-Cola. Sarebbero dunque discriminati prodotti di altissima qualità. Parliamo di referenze come pasta, formaggi, salumi che appartengono al patrimonio culturale e gastronomico italiano ed europeo, e che non a caso sono alla base della dieta mediterranea. 



“Il Nutriscore – spiega Paolo De Castro, coordinatore S&D della commissione Agricoltura al Parlamento europeo e componente effettivo delle commissioni Bilancio e Commercio internazionale – si basa su una generica attribuzione dei colori rosso, arancione e verde ai cibi, a seconda del loro contenuto di elementi come calorie, carboidrati, grassi, proteine, sale. Una descrizione semplicistica il cui vantaggio, se così lo si può definire, si ferma qui, ma che in realtà è fuorviante. Riteniamo infatti che in questo sistema di etichettatura fronte pacco vi sia qualcosa di sbagliato e addirittura pericoloso, perché non aiuta i consumatori a fare scelte più informate e corrette, e quindi a contrastare le malattie legate all’alimentazione, non ultima l’obesità. Il Nutriscore, a nostro parere, non fornisce alcuna informazione esaustiva e specifica sui nutrienti, basata sulle assunzioni di riferimento del consumatore medio e finisce per condizionare le scelte dei cittadini al momento dell’acquisto con una valutazione generica”.

La proposta italiana

Coerentemente con questa posizione, nel Consiglio europeo tenutosi a dicembre con i suoi omologhi, la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova ha dunque ribadito il suo “no” al sistema franco-tedesco. E intanto ha lavorato per l’approvazione in Italia del decreto che fa sbarcare tra i nostri scaffali la NutrInform Battery, un’etichetta che indica la quantità di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale rapportando il dato con la quantità giornaliera raccomandata. In buona sostanza, la soluzione italiana mira a far capire che una volta mangiata una merendina sarà meglio non assumere altro zucchero nel corso della giornata. 

“Come sistema-Italia – afferma De Castro – abbiamo chiesto e ottenuto di adottare su base volontaria questa soluzione, rappresentata graficamente da una batteria che costituisce una valida alternativa a quello ‘a semaforo’ e che ha l’obiettivo di fornire ai consumatori informazioni nutrizionali chiare, semplici, ma allo stesso tempo complete per una equilibrata composizione di una dieta giornaliera. Una dieta, ricordiamo, che si basa su un corretto fabbisogno quotidiano di calorie, grassi, zuccheri e sale per singola porzione di cibo”.

La proposta pare in verità meno intuitiva del Nutriscore, ma per contro sembra dare indicazioni più aderenti alla reale assunzione di cibi. “I sostenitori del sistema ‘a semaforo’ – nota De Castro – osservano che il ‘Nutrinform Battery’ è meno immediato e di più ‘difficile lettura’. Ma se è vero che con la strategia ‘Farm to fork’ l’Unione europea punta a responsabilizzare i consumatori a fare scelte informate, sane e sostenibili per una dieta varia ed equilibrata, qualcuno dovrà spiegare ai cittadini come è possibile che il miele, il succo d’arancia, l’olio extravergine di oliva o il Parmigiano Reggiano siano contrassegnati con il colore rosso, e quindi pericolosi per la salute, mentre patatine fritte, pizze surgelate e bibite gassate siano etichettate come verdi e salutari”.

La lettera aperta al Parlamento europeo

L’Italia quindi è pronta al contrattacco. “Non possiamo permettere – afferma De Castro – che alcune multinazionali decidano sulle nostre abitudini alimentari, mettendo la nostra salute nelle loro mani. E l’Europa non può diventare vittima degli interessi di pochi. Per questo, con una lettera aperta che abbiamo inviato recentemente dal Parlamento europeo, sottoscritta da deputati di differenti gruppi politici anche di Romania, Ungheria, Cipro, Repubblica Ceca e Grecia, abbiamo invitato la Commissione Ue a proporre un sistema di etichettatura armonizzato, non discriminatorio e basato su solide basi scientifiche. Nella missiva abbiamo sottolineato che ‘azioni non coordinate verso obiettivi cruciali, quali sicurezza alimentare, trasparenza e protezione dei consumatori, hanno portato alla diffusione di sistemi di etichettatura nutrizionale fronte-pacco che rischiano di mettere a repentaglio la salute dei cittadini, spazzando via anche migliaia di aziende agroalimentari’“.

Il sistema “a serratura”

Tra i due litiganti però fa capolino anche un terzo incomodo che la Commissione prenderà in considerazione. Si tratta del cosiddetto sistema “a serratura” in vigore nei Paesi scandinavi, che premia il miglior prodotto nelle diverse categorie con un bollino verde. Un’ulteriore opzione che potrebbe sparigliare le carte della partita in atto fra i due blocchi maggiore. 

L’iter di approvazione in Europa

Di certo c’è che i prossimi mesi sono destinati a rappresentare un momento di confronto decisivo. “La Commissione europea – dice De Castro – ha riferito che presenterà nella primavera 2022 una proposta per armonizzare gli attuali sistemi di etichettatura adottati da diversi Paesi membri, tra cui l’Italia. A questo punto, anche al Parlamento Ue ci aspetta un periodo di riflessione e di lavoro basato su un confronto tra gli Stati membri che sia finalizzato a trovare una soluzione giuridica equilibrata nell’interesse di tutti i cittadini e consumatori europei. La posta in gioco è particolarmente alta, perché oltre ai legittimi interessi economici di multinazionali alimentari e grandi catene della distribuzione, c’è l’altrettanto legittimo diritto dei consumatori di essere informati correttamente, in modo trasparente, su ciò che acquistano e portano a tavola”. 

(Manuela Falchero)