L’Italia ci ha messo una pezza, ma in Europa il problema rimane aperto. Il “pasticciaccio brutto” creato da Bruxelles con le nuove norme legate all’etichettatura dei vini continua ad agitare il sistema produttivo vitivinicolo del Vecchio continente.
Il cuore della questione ruota tutto intorno a un cavillo formale, che però ha di fatto gettato nel caos le aziende del settore: al momento del rilascio delle indicazioni per la messa a terra del Regolamento – avvenuto solo due settimane prima dell’entrata in vigore della normativa, fissata per l’8 dicembre 2023 -, la Commissione europea ha comunicato che la lista degli ingredienti doveva essere indicata attraverso un QR code accompagnato con il termine “ingredienti” e non con la semplice lettera “i” come inizialmente indicato. Il risultato? Centinaia di milioni di etichette già stampate corrono il rischio di andare al macero e milioni di bottiglie di vino già immesse sul mercato risultano “fuorilegge”.
Davanti a questa emergenza, Roma è intervenuta con un Decreto legge che deroga l’introduzione e l’applicazione della normativa europea fino all’8 marzo 2024, permettendo così l’utilizzo e l’esaurimento delle etichette già in magazzino.
Ma la questione è tutt’altro che risolta, tanto che il Comitato Europeo delle Aziende Vitivinicole (Comité Vins – CEEV) – cui fanno capo 25 organizzazioni nazionali che producono e commercializzano la grande maggioranza dei vini europei di qualità – ha deciso di intervenire con forza per sollecitare Bruxelles a superare l’impasse creata da “interpretazioni diverse e contraddittorie da parte della Commissione, degli Stati membri e del Parlamento europeo, che creano confusione e incertezza per gli operatori del vino e mettono a rischio il mercato unico del vino dell’Ue”.
Il CEEV è quindi sceso in campo suggerendo le modalità di intervento necessarie per affrontare il problema. “In questo contesto incerto – afferma Ignacio Sánchez Recarte, Segretario generale del CEEV – chiediamo alla Commissione europea, agli Stati membri e al Parlamento europeo di lavorare insieme per concordare un’interpretazione condivisa e armonizzata sull’identificazione del codice QR. Ma durante questo percorso, chiediamo la sospensione dell’interpretazione nelle linee guida della Commissione che disciplinano le modalità con cui il codice QR deve essere identificato sull’etichetta e determinano il perimetro normativo all’interno del quale le etichette con un codice QR possono essere utilizzate senza essere contestate dalle autorità di controllo”
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