In Etiopia i tigrini, gli abitanti del Tigray, sono a rischio carestia. Come si legge sui francesi de La Croix, sono moltissimi gli abitanti di quella zona situata a nord del Paese che come unico pasto quotidiano mangiano una frittella di teff, un cereale locale. “A volte andiamo a letto a stomaco vuoto”, spiega Shishay Tsehaye, un 50enne padre di sette figli che vive nel campo di sfollati di Shire, a 300 km dalla città natale. Si trovano lì dal 2020, da quando è scoppiata la guerra fra le Forze di Difesa del Tigray e quelle di difesa nazionale etiope e che ha provocato fra i 400 e i 600mila morti.
Il 2 novembre del 2022 è stato raggiunto l’accordo di pace a Pretoria ma l’intesa non è stata di fatto ancora concretizzata, e ciò impedisce a quasi un milione di residenti locali di tornare nella loro terra: dopo aver perso tutto ora devono anche vivere il dramma della siccità, il più grave degli ultimi quarant’anni. “La vendemmia 2022 ha consentito ai più vulnerabili di resistere”, spiega Claire Nevill, portavoce del Programma alimentare mondiale (WFP) ma a breve c’è il rischio che questo “effetto” vada esaurito. L’anno scorso la siccità ha colpito diverse zone agricole del Paese e se non arrivano aiuti immediati, la situazione alimentare potrebbe peggiorare rapidamente, ha spiegato ancora Nevill.
ETIOPIA, NEL TIGRAY POPOLAZIONE A RISCHIO CARESTIA: ANCHE L’AGENZIA ONU NON RIESCE A SOPPERIRE AL BISOGNO DI CIBO
A dicembre il PAM o WFP ha ripreso le distribuzioni di cibo che erano state sospese per cinque mesi a causa dell’appropriazione indebita dello stesso, ma l’agenzia Onu è in grado di sostenere soltanto 3,1 milioni di etiopi, contro i 6,6 milioni che invece sono bisognosi, alla luce anche dell’impegno a Gaza, in Sudan e in Ucraina.
Shishay, il padre di 7 figli di cui sopra, non ha ricevuto nemmeno un sacchetto di cereali per un anno. “Andiamo di casa in casa a mendicare”, confessa una vedova, il cui marito è morto combattendo con le forze del Tigray “Molti si ammalano e muiono di fame”. Al momento, precisa La Croix, non siamo di fronte alla catastrofe del 1984, ma in ogni caso la situazione è gravissima.