La Legge per il ripristino della natura è stata riscritta e fortunatamente sono scomparse alcune eco-follie. “Ma sarebbe stato meglio respingerla”, è il giudizio del presidente Coldiretti Ettore Prandini ai microfoni di Libero: “Perché? Per svariati motivi. Innanzitutto perché nascondeva il tentativo di spostare il problema fuori dall’Europa, de localizzando molte produzioni agricole, come se smettendo di coltivare da noi e facendolo in un’altra parte del mondo si potesse risolvere il problema”
Secondo Ettore Prandini, inoltre, c’era il rischio di peggiorare la sostenibilità delle colture: “L’agricoltura europea è senza alcun dubbio la più avanzata da un punto di vista della sostenibilità, mentre in altri continenti l’impatto ambientale è ancora molto forte. La delocalizzazione delle coltivazioni rischiava dunque di avere un impatto ben più intenso rispetto a quanto accade oggi da noi”.
Il parere di Ettore Prandini
Ettore Prandini ha puntato il dito contro l’impostazione fortemente ideologica del provvedimento ispirata da Frans Timmermans e ha sottolineato l’assenza di un confronto tra la Commissione europea e le organizzazioni del settore: “Non c’è stata nessuna concertazione. E il risultato è stato disastroso. Si è tentato di imporre un testo fortemente ideologico a tutto il mondo produttivo. Non soltanto a quello italiano. A Bruxelles non si è fatto un serio studio sull’impatto che queste misure avrebbero avuto”. Ettore Prandini ha inoltre rimarcato che questi provvedimenti sono sia fortemente ideologizzati, sia molto divisivi: “E’ sempre più evidente che rischiavamo di pagare un prezzo alto in termini di sostenibilità economica e sociale”. Il numero di Coldiretti ha sottolineato i possibili rischi per l’occupazione: “E questo per trasformare l’Europa in un fantomatico giardino dell’Eden privo di capacità produttiva, privo di certezze per le persone, vestito di un finto ambientalismo perché quel che non produci da noi lo devi importare e ti limiti a spostare il problema lontano”.