IL VIDEO COMMOSSO DEL SANTISSIMO SACRAMENTO A KIEV
La guerra è arrivata a Kiev, ma la fede non se ne va: sta circolando su social e siti internazionali il particolarissimo video in arrivo da Kiev che inquadra il passaggio di un mini-convoglio sul quale viene trasportato il Santissimo Sacramento della Cattedrale di Santa Sofia. Dopo le minacce di bombardamenti e danni alla chiesa ortodossa simbolo dell’Ucraina, la Diocesi di Kiev, così come quella di Leopoli, aveva deciso di trasportare dentro un bunker segreto gli oggetti più preziosi della Cattedrale: «Sono giunte informazioni che le truppe russe stanno preparando un attacco aereo sul santuario più importante del popolo ucraino dai tempi della Rus’ di Kyiv: la Cattedrale di Santa Sofia di Kyiv», aveva fatto sapere negli scorsi giorni con massima urgenza il segretariato dell’arcivescovo maggiore di Kiev della chiesa greco-cattolica ucraina in Vaticano.
Così la decisione di spostare anche l’Eucaristia nel Tabernacolo, per l’appunto caricato sul mini-convoglio mostrato nel video: secondo fonti ucraine, le immagini dovrebbero essere veritiere e fanno bene vedere come nonostante la guerra e la devastazione, la fede in Cristo ancora non ha abbandonato questi fedeli che si scorgono nel video inginocchiati al passaggio del convoglio. Decine, centinaia di persone che si prostrano al Santissimo Sacramento diretto verso il bunker segreto: l’Eucaristia, tanto per i cattolici quanto per gli ortodossi, è molto venerata e rappresenta nel concreto il corpo di Cristo offerto durante la Santa Messa a tutti i fedeli.
KIEV, LA CATTEDRALE E LA FEDE SOTTO LE BOMBE
Le immagini colpiscono, quasi commuovono, nel contrasto tra il rumore di bombe e missili con il silenzio di un semplice ma potentissimo “inginocchiarsi” davanti al passaggio del corpo di Cristo. «Possa Santa Sofia – la Sapienza Divina, – far rinsavire coloro che hanno deciso di commettere questo crimine», ha detto negli scorsi giorni Sua Beatitudine Sviatoslav, Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, «Chiediamo di aiutarci a salvare Santa Sofia». La fede permane anche nel dramma e nel mistero più insopportabile di una guerra giocata sulla pelle di civili innocenti: ai media della Santa Sede nei primi giorni di guerra in Ucraina aveva lasciato questa intensa testimonianza don Maksym Ryabukha, direttore della casa salesiana Maria Ausiliatrice, alle porte della capitale ucraina. «La Chiesa è vicino a chi soffre», spiegava su Vatican News il sacerdote mostrando le immagini di un altro prete celebrante l’Eucaristia in un bunker fuori Kiev, «Questo prete – racconta ancora don Ryabukha – anche domenica scorsa si è riunito sotto la sua casa con un po’ di persone e ha celebrato l’Eucaristia, nonostante infuriasse la battaglia». Dall’inizio dei bombardamenti e dei missili in arrivo su Kiev, ricorda il salesiano, «non abbiamo mai smesso di celebrare le messe. Le trasmettiamo anche online, tramite i social. Ma non abbiamo mai smesso neanche di andare a fare visita alle famiglie, di stare accanto ai profughi. Ogni sacerdote, nelle proprie parrocchie, cerca di gestire, come può, l’aiuto concreto alle persone».