Eugenia Roccella racconta il percorso Radicale
La ministra per le Pari opportunità Eugenia Roccella si è recentemente raccontata in una biografia, intitolata Una famiglia radicale. Un lungo percorso, quello che affronta nel libro, che l’ha portata ad abbracciare la causa dei Radicali, ma anche una sorta di redenzione, un risarcimento per i suoi genitori, come racconta a La Verità. E proprio sulle pagine del quotidiano italiano, la Ministra ha deciso di aprirsi ancora un po’, ripercorrendo alcuni passaggi fondamentali della sua vita.
Un libro, quello di Eugenia Roccella, che racconta di aver scritto nel particolare tempo sospeso del lockdown “per soddisfare un bisogno che avvertivo da anni: scolpire su carta due figure atipiche come quelle di mio papà e mia mamma, che tanto hanno prodotto in termini di pensiero e di attivismo ma (…) senza lasciare traccia scritta. Raccontarli, nella loro realtà di luci e ombre, è un modo per ‘risarcirli'”. E proprio ai suoi genitori, confessa Eugenia Roccella, deve il suo avvicinamento al pensiero dei Radicali, “il partito che per primo ha fatto delle questioni essenziali della vita umana un campo di battaglia. A prendere in mano battaglie di una piccola minoranza, con l’obiettivo di vincerle”.
Il rapporto di Eugenia Roccella con Dio
Parte del racconto di vita di Eugenia Roccella, tanto nel suo libro, quanto sulle pagine de La Verità, muove attorno alla figura di Dio. “È come se Dio mi avesse messo da bambina una mano sulla testa, e io la avessi scansata“, racconta, fino a quando, davanti alla malattia di sua madre, un’emorragia cerebrale che la portò via nel 1981, “ho ricominciato a pregare l’amico invisibile”. Un Dio scoperto in giovane età, ma “che era rimasto in un angolo come una presenza quasi imbarazzante per il mondo in cui ero immersa, e che in quel frangente si è rivelato come non mai”.
“Accanto a mia madre murata nel sonno”, racconta ancora Eugenia Roccella a La Verità, “ho riannodato un colloquio mai veramente troncato, una relazione furtiva e clandestina che avevo vissuto come un peccato intellettuale”. Un Dio al quale, inerme, ha chiesto “aiuto a tenere in vita quella mamma-figlia, una bambina persa nel silenzio”. Ora, davanti al percorso compiuto, Eugenia Roccella sente che aver fatto “un’evoluzione, consumatasi non sono nel pensiero ma nella concretezza delle scelte”. Davanti a Dio è sicura di avere fede, ormai, perché “ho capito che è sul terreno antropologico che si consuma la sfida del nostro tempo”.