La ministra per la Famiglia e le pari opportunità Eugenia Roccella è intervenuta sulle pagine della Stampa per parlare del clima violento che si respira in Italia, tra manifestazioni pseudo femministe nelle università e una diffusione sempre più ampia della cosiddetta cultura woke. Non teme, però, che questa tendenza potrebbe prendere derive pericolose, come quella terroristica, quando piuttosto ha paura “degli sviluppi che possiamo vedere benissimo in altri Paesi”.
Altrove, spiega Eugenia Roccella, “si assiste al diffondersi della cultura woke con le censure, le riscrittura della storia, il tentativo di cambiare i testi canonici o persino riscrivere le fiabe”. In questo contesto, “se si arriva a contestare Dante e a censurare Via col vento”, analizza, “siamo alla fine della cultura e della libertà degli autori“. Un clima che si respira sempre di più anche all’interno del movimento femminista, che sembra aver perso, secondo la ministra Eugenia Roccella, “il criterio dell’Universalità e della sorellanza” che ne erano, un tempo “l’abc”. Nel movimento, teme che “ci sia un po’ di confusione culturale”, che mette a rischio “il suo cuore, cioè la sorellanza“.
Eugenia Roccella: “Il femminismo sta perdendo il suo cuore”
E soffermandosi proprio sul femminismo, la ministra Eugenia Roccella ci tiene a ricordare come alla sua origine il movimento si occupava “delle donne indipendentemente da divisioni di ogni natura“. Tuttavia, ora si tende ad associare il movimento alla lotta contro la guerra, considerata la massima espressione del patriarcato, ma secondo la ministra si punta il dito solo “con aggressiva insistenza contro Israele“, ignorando “le tante altre guerre” o le “donne iraniane che lottavano per la propria libertà”.
Inoltre, nel femminismo moderno secondo la ministra Eugenia Roccella si assiste sempre di più all’uso di “metodi violenti“, come “allontanare una ragazza ebrea dalla manifestazione e [impedire] ad alcuni di parlare”. Una tendenza che oltre ad essere in contrasto con la natura stessa del movimento, rischia di portare ad un punto in cui “si arriva a non riconoscere più la violenza come tale” e se è vero che “la guerra è maschile”, secondo la ministra Eugenia Roccella di rischia di determinare la fine del movimento.