Eugenio Bennato ha annunciato che, dopo più di quarant’anni, i membri originari della Nuova Compagnia di Canto Popolare torneranno a suonare insieme: lui, Giovanni Mauriello e Patrizio Trampetti si sono appena ritrovati al Festival di Capri in omaggio a due vecchi compagni di musica recentemente scomparsi, Corrado Sfogli e Carlo D’Angiò e il musicista ha raccontato ai colleghi de “Il Fatto Quotidiano”.



“Questa reunion mi incuriosisce molto – ha asserito –: incontrare i miei vecchi compagni di strada è un momento significativo. Siamo rimasti sempre in contatto, ma un concerto tutti insieme è la prima volta che succede dal momento della mia fuoriuscita dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare. Io e Carlo D’Angiò eravamo amici fraterni: è uno dei più grandi artisti che ho conosciuto. Perché me ne andai dalla Compagnia? Volevo scrivere nuova musica e, nel contesto della Compagnia, dedicata com’era al solo revival, avevo difficoltà. Inoltre, lì c’era una forte componente teatrale: il teatro presuppone una finzione scenica, mentre invece la musica, specialmente quella popolare, è verità che cambia sera dopo sera”.



EUGENIO BENNATO: “VI RACCONTO IL NOSTRO INCONTRO CON EDUARDO DE FILIPPO”

Eugenio Bennato, nel prosieguo della sua chiacchierata con i colleghi de “Il Fatto Quotidiano”, ha sottolineato che la musica popolare, se viene reiterata come in un museo, si esaurisce e, di conseguenza, deve essere collegata alla storia, alla realtà. Poi, un retroscena: nel lancio della Compagnia rivestì un ruolo fondamentale Eduardo De Filippo. “Venne a sentirci nel 1972 al ‘Teatro Esse’ di via Martucci, a Napoli. Dopo il concerto, nei camerini, senza esibirsi in elogi o frasi fatte, ci disse: ‘Quando c’è il popolo dietro, non si può sbagliare’. Dopodiché ci portò nel suo teatro, il San Ferdinando, per presentarci al suo pubblico. È stata incredibile la capacità di quell’uomo, che era già una leggenda, di incuriosirsi e andare a vedere quello che facevano dei ragazzi della sua città”.



Alcuni giorni fa, ha confessato Bennato, è stato in concerto a Genova e la mattina dopo è stato invitato al museo di Fabrizio De André, dove gli hanno dato da suonare la sua chitarra: “La figura del cantautore ligure è una di quelle in cui mi sono rispecchiato, perché entrambi siamo lontani da qualsiasi genere di arruffianamento del pubblico”.