È MORTO EUGENIO BORGNA, CON BASAGLIA HA CAMBIATO PER SEMPRE LO STUDIO DELLA PSICHIATRIA
Senza voli pindarici o parole eccessivamente “alte”, attento alla concretezza dell’umanità fragile e grande innovatore nel campo della psichiatria con l’amico Franco Basaglia: è morto nella sua Borgomanero Eugenio Borgna, 94 anni, tra i più grandi studiosi, professori e psichiatri dell’Italia contemporanea. È proprio attraverso la rivoluzione iniziata da Basaglia che Borgna ha saputo continuare e innovare la cura per i tantissimi fragili che la modernità spesso travolge senza remore: ridando diritti e piena dignità all’esistenza umana di migliaia di persone e pazienti, Borgna con Basaglia hanno contribuito alla chiusura dei manicomi e all’introduzione degli ospedali psichiatrici.
Attentato alla condizione femminile, nato cattolico e cresciuto avendo come pietra di paragone e confronto continuo il Servo di Dio Don Luigi Giussani, Eugenio Borgna lascia un enorme vuoto nella cultura e storia psichiatra europea: docente nell’Università degli Studi di Milano in “Malattie nervose e mentali”, il grande innovatore originario del Novarese era tornato a vivere a Borgomanero (dove era nato nel 1930) dopo la morte della moglie ben 20 anni fa. Tra i più grandi elementi di novità rispetto allo studio “canonico” dell’approccio psicologico e psichiatrico, Eugenio Borgna ha saputo portare il dialogo e l’ascolto con il paziente in maniera empatica. Conscio che follia e poesia sono nei fatti “parenti molto stretti”, il docente e professore ha saputo accostarsi alla malattia mentale con un approccio umano e libero, provando a cogliere dal di dentro del disagio un valore di speranza e dignità che lo hanno portato a 94 anni ancora a ricevere alcuni pazienti nel suo studio.
“FRAGILITÀ, FOLLIA E SPERANZA”: IL LASCITO DI EUGENIO BORGNA (NON SOLO PER LA PSICHIATRIA)
Come scriveva lo stesso Eugenio Borgna nel 2022 intervenendo sul mensile di Comunione e Liberazione “Tracce”, le parole sono da sempre delle creature assai viventi che «trascendono i confini del nostro Io», ma hanno bisogno di una vita in cui germogliare, oltre ad estendere l’interiorità dentro l’individuo umano «liberandoci dalle prigioni dell’egoismo e della chiusura in noi stessi». Riconoscendo la testimonianza profetica del cristianesimo incontrato anche con Don Giussani, Borgna raccontava ancora nella recente intervista al “Corriere della Sera” come per poter compiere il lavoro del buono psichiatra serve una dose innata di mitezza, dato che «Non curi senza tenerezza, accoglienza, ascolto, consapevolezza dei tuoi limiti».
Partecipare e vivere il destino degli altri, pur rimanendo nelle giuste distanze tra paziente e medico, è la chiave per una psichiatria non più dominata dalle teorie bensì letteralmente incentrata sulla realtà, sull’esperienza di chi si ha di fronte. Per avere un “assaggio” di cosa è stato e quale profondità culturale, umana ed esistenziale sapeva raggiungere Eugenio Borgna, ecco qui sotto uno dei suoi ultimi interventi al Meeting di Rimini nel 2020 sul tema legato all’opposto del “nulla” nella vita di ogni uomo. Nel successivo intervento sulle nostre pagine del “Sussidiario.net” ecco come lo stesso Eugenio Borgna, morto oggi all’età di 94 anni, riusciva a trasmettere tutta la fragilità della vita che al contempo può sempre aprire alla speranza dell’eternità. Affascinato dalle letture e dalle testimonianze di grandi autori della letteratura come Dostoevskji, Borgna rintracciava nelle forme estreme del nichilismo moderno il senso di una perenne “spada di Damocle” che grava sul mondo. Il compito oggi del medico, dell’educatore, in definitiva dell’adulto, è quella di aiutare a riflettere in maniera concreta sulla fragilità della vita, ma al contempo di fondare i valori di gentilezza e accoglienza dei più deboli. Questo perché Borgna lo ha sempre insegnato nei suoi corsi ai suoi studenti: «il compito dell’educatore è far conoscere una speranza che non muore».