Storia, mito o calunnia: la figura di Eugenio Cefis, sconosciuto o quasi alle nuove generazioni, spunta su tante delle mille “ombre” ancora presenti sul passato di questo sconquassato ma impareggiabile Paese. In un volume appena uscito, Paolo Morando prova a ricostruire sia “mito” che “ombre” dell’amico più intimo di Enrico Mattei, andando a smontare invece tutte le accuse di “complotti” che Cefis avrebbe preparato/ ideato/ partecipato nel corso della lunga carriera imprenditoriale.
Consigliere dell’AGIP, presidente dell’ENI dopo la morte misteriosa di Mattei, presidente della Montedison, definito nella migliore delle ipotesi da saggi e titoli di quotidiani negli anni Settanta come “il grande burattinaio”, senza però una vera e propria accusa o condanna mai arrivatagli (è morto in Svizzera nel 2004). La “leggenda nera” di Cefis inizia proprio con la morte dell’amico Mattei, come racconta bene oggi Alessandro Gnocchi sul Giornale riprendendo punto per punto i vari “complotti” mossi contro l’imprenditore originario di Cividale del Friuli e “smontati” da Morando. Prima Mauro de Mauro poi Pier Paolo Pasolini iniziano ad indagare nei loro lavori di inchiesta proprio sulla figura di Cefis: inutile dire, muoiono entrambi in circostanze “strane”.
CEFIS E I COMPLOTTI “SMONTATI”
«Cefis è sospettato di tutto: aver fondato la loggia P2, aver designato come successore Licio Gelli, aver complottato contro lo Stato, essere il mandante occulto dell’omicidio Mattei, aver avallato il sistema delle tangenti, aver fatto l’ imprenditore privato con i soldi pubblici, aver deviato i servizi per essere sempre al corrente di cosa accade, aver foraggiato la stampa», scrive Gnocchi elencando solo alcuni dei punti “nodosi” che hanno posto Cefis per la cultura e la stampa italiana come un “Licio Gelli 2.0”. Morando prova però nel suo nuovo libro a “smontare” alcune delle potenziali costruzioni complottistiche fatte sul conto di Cefis nel corso degli anni, a cominciare dalle ricchezze ampie sempre avute dall’imprenditore friulano: era ricca la moglie e i soldi provengono da lì. Annota Gnocchi, «Un appunto dei servizi indica in Cefis il fondatore della P2. Si tratta dell’ allegato a un appunto da vagliare al fine di vergare la vera e propria nota informativa. Ovvero: siamo al fondo del pozzo delle informazioni riservate. Attendibilità scarsa». Il rapporto con Mattei era ottimo e sembra quasi impossibile pensare che possa aver addirittura “complottato” per toglierlo di mezzo; secondo Morando inoltre Cefis si ritirò «perché era stufo delle ingerenze della politica nei suoi piani industriali. Temeva che il conto del sistema delle mazzette, al quale non poteva sottrarsi, sarebbe arrivato a lui. Per questo trattò una uscita senza clamori in cambio di protezione dalle inchieste». Capitolo a parte sul legame con Rino Gaetano, il grande cantautore romano morto il 2 giugno 1981 dopo un incidente stradale: il mistero rimarrà sempre sui suoi testi, come “Berta Filava” che potrebbe riportare i presunti rapporti “loschi” tra due Ministri della Difesa (Mario Tanassi e Luigi Gui) e Robert E. Gross, il noto fondatore della Lockheed (azienda costruttrice di aerei che distribuì mazzette a politici e alti gradi militari). Sempre Gaetano scriveva in “La zappa, il tridente, il rastrello” un riferimento alla mansarda di Via Condotti a Roma, dove si incontravano gli iscritti della P2 e infine vi sarebbe anche un riferimento alla morte di Pasolini nel medesimo testo («Giovane e bello divo e poeta / con un principio d’ intossicazione aziendale»). Ma per capire oltre il legame presunto con Cefis occorre rimettersi al testo di Morando.