Il grande Eugenio Finardi è stato ospite stamattina del programma di Rai Uno, Dedicato, show condotto da Serena Autieri con la partecipazione di Gigi Marzullo. Le prime parole sono per l’asteroide a suo nome: “E’ una delle cose che mi rende più orgoglioso. Mi è successa una cosa che credo succeda a tutti quando perdi i genitori, quando dici, ah come vorrei che mio padre fosse lì a vedermi, un padre che era innamorato del cosmo, universo, scienza e astrofisica e quando mi hanno dedicato l’asteroide è la prima cosa che ho pensato è se potessi dirlo a mio padre che non c’era più”.



E ancora sui suoi genitori: “Mio padre era stato tecnico del suono, è colui che ha scelto il sistema sonoro per il cinema italiano, lavorava alla Cesare film, era del 1909, fu mandato a Berlino e a Los Angeles per scegliere il sistema sonoro per il cinema. Mia madre era invece una cantante lirica americana venuta in Italia nel ’48, di origini tedesche e irlandesi, ecco perchè il mio secondo nome è Gustav come mio nonno. Io ho sviluppato l’udito praticamente sotto una cassa armonica, quando stava nascendo l’ostetrica disse a mia madre di spingere, e lei ha fatto un acuto di Mozart e mi ha detto che ero uscito come una saponetta. Grandissima storia d’amore fra loro, mio padre follemente innamorato di mia madre, e anche lei, sono arrivati a 94 anni. Si sono incontrati perchè mia madre aveva perso i bagagli, mio padre che parlava 5 lingue era stata contattato dagli alleati ad aiutare le cantanti americane. Lei era biondissima, la prendevano per tedesca”.



EUGENIO FINARDI: “ANDAVO ALLA SCALA A 8 ANNI”

Eugenio Finardi è nato in un ambiente fortemente culturale, artistico e musicale: “Io andavano a La Scala a 8 anni, ero il più giovane abbonato. La Callas veniva a casa nostra, ho questo ricordo da bambino. Di mia madre ho i ricordi di lei che mi insegnava musica, essendo albina non poteva esibirsi sul palco perchè le luci la accecavano. Io fui concepito a 100 metri dalla sede Rai di Milano”. Ma se Eugenio Finardi non avesse fatto il cantante? “Se non avessi fatto il cantante non so, sono stato addestrato per quello scopo. A casa nostra non avevamo la tv, non ascoltavamo la musica leggera. Al piano di sotto c’era una famiglia napoletana e io sono cresciuto con le canzoni napoletane”. Sull’amore: “Alla fine fatti i conti siamo pari, ormai a questo punto della vita direi che nell’amore siamo pari”. Sull’amico Franco Battiato: “Il mio pezzo del 1985 di Sanremo era firmato da Franco Battiato, eravamo nella stessa scuderia, lo conosco dal 1973 ed è presente nel mio disco del ’75, ho assistito alla creazione del Battiato come lo conosciamo oggi, ero nella stessa agenzia, ho assistito a questo momento meraviglioso. Il mio ricordo di lui? Il suo atteggiamento ha cambiato il suono della musica italiana, arrivò Franco con questi suoni. Ricordo che stava registrando in studio e cercava un suono brutto, cercava di rompere l’estetica. Ha rivoluzionato gli anni anni ’80”.



EUGENIO FINARDI: “QUANDO A SANREMO 1985 AVEVO LA PATTA BASSA…”

Quindi tornando sui suoi genitori: “La musica impegnata è stata una scelta premeditata, io sono stato allevato dai miei per andare a vivere in America. A me piace l’Italia per quello che sono anche i difetti, io adoro questo e anche mia madre l’adorava. Mia mamma era positiva, le piacevano le trattorie con le tovaglie a quadretti. Io ho una sorella Marilù, che è andata in America con i miei nel 75 ma adesso lei e il marito americano sono tornati”. Sulla figlia Elettra, affetta da Sindrome di Down e a cui ha dedicato una canzone ‘Non voglio esser solo’: “Quando ti accade qualcosa di particolare come una nascita, un lutto o un fatto grave, sembra che di colpi il tempo si fermi e tu viva un tempo diverso dagli altri. Io ho scritto questa canzone dopo la nascita di Elettra, ero rimasto attonito. Una volta vidi questa famiglia con tanti figli e mi sentii così solo, e mi commuovo ancora ora”.

“I figli – ha proseguito Finardi – sono quelli che sono loro non quello che vogliono loro. Elettra ha due fratelli e Francesca che si è laureata a giugno e che ora partirà per la Cina. Elettra è un bel peperino, è nata in un momento in cui ero famoso, veniva in tournee, sa muoversi per i grand hotel, adesso si è un po’ calmata che ha 39 anni, quando aveva 19 anni entrava al bar e ordinava cappuccino e brioche. Ha avuto il covid ed è stata messa in una struttura speciale ed era tutta contenta”. Quindi Finardi ha concluso: “Io mi commuovevo per la pubblicità della Barilla. Quel Sanremo 1985 mi aveva presentato Pippo Baudo e avevo ancora la patta aperta, io riuscii con una giravolta a tirare su, io sudavo, non mi ricordavo il testo, per fortuna ero in playback se no…”.