Sono in tanti, tra musicisti e amici di sempre, a fare la loro comparsa nel docu-film di Rai2 Io tu noi, Lucio, in onda a 22 anni dalla scomparsa del grande cantautore di Poggio Bustone (Rieti). Si parte da Alberto Radius, che definisce la sua voce “un po’ insicura”, e poi ancora Eugenio Finardi, che commenta ancor più approfonditamente il suo timbro e la sua arte interpretativa (a dire il vero non la caratteristica principale per cui lo ricordiamo, ma comunque importante). Secondo Finardi, in lui era abbastanza marcata una “nota presa dal soul” e in generale dalla musica anglosassone, come lui stesso, in una registrazione d’epoca, ebbe ad ammettere: “Le mie canzoni hanno delle particolarità che non ricordano il genere all’italiana, ma hanno degli agganci col genere cosiddetto all’inglese”. Punto in comune con Eugenio: tutti e due sono sicuramente degli outsider della musica italiana, con delle voci tanto flebili quanto delicate e un repertorio che ben rispecchia l’eleganza del loro stile. (agg. di Rossella Pastore)
Eugenio Finardi nel docufilm dedicato a Lucio Battisti
Eugenio Finardi è stato uno degli ultimi ospiti presenti a Natura Indomita, la rassegna di Teramo che gli ha permesso a inizio mese di tornare sul palco con uno dei suoi concerti. Il giorno successivo poi ha partecipato al Barton Park Summer Fest, dopo aver chiuso il mese di agosto in compagnia di Simone Cristicchi e il suo invito al festival del racconto di stradadi Arcidosso, il Narrastorie. Troviamo infatti i due artisti sui social, grazie ad uno scatto che Finardi ha condiviso per ringraziare l’amico della serata. Questa sera, giovedì 10 settembre 2020, Eugenio Finardi sarà inoltre presente nel docufilm Io tu noi, Lucio dedicato a Lucio Battisti. In passato, l’artista ha rivelato a Repubblica alcuni dei suoi ricordi legati al cantautore scomparso. “Per la verità alla Numero Uno Battisti non si vedeva molto, era molto più assiduo Mogol”, ha sottolineato, “però andai due volte a Molteno in Brianza a trovare Lucio nella sua casa al Dosso. Io ero arrivato dall’America con i dischi“. Così non se l’è fatto ripetere due volte: quando Lucio gli ha chiesto di poter ascoltare gli album, Finardi ha caricato tutto “Sulla 128 verde pisello familiare che mi ero comprato con l’anticipo che mi avevano dato alla Numero Uno”.
Eugenio Finardi, ecco cosa ha prodotto durante il lockdown
Eugenio Finardi è stato uno dei primi artisti a rimettersi in moto, una volta che il lockdown ha permesso agli esponenti del mondo della musica di ritornare sul palco. A poche settimane dal suo compleanno, che gli ha permesso di spegnere 68 candeline, il cantante ha già regalato ai fan il suo singolo da quarantena, dal titolo Milano chiama. “Non è un pezzo aggressivo, livido, quanto piuttosto dinamico”, ha dichiarato a Il Giorno, “Milano c’è ed è pronta a ripartire”. Un brano che parla della consapevolezza di un cambiamento, dovuto al lockdown e alla trasformazione che tutta la popolazione dovrà mettere in atto per i prossimi anni. Anche se in realtà Finardi ha iniziato a lavorare alla musica del suo singolo prima del lockdown. “Mi diletto a costruire chitarre”, ha rivelato, “la prima settimana di marzo ne avevo realizzata una per il mio chitarrista Giuvazza Maggiore e la stavamo provando qua a casa mia quando è uscito questo riff tagliente“. La passione per la costruzione delle chitarre invece è nata in età adulta. “Siccome con la chitarra vorrei fare quel che voglio, ma sono invece costretto a fare quello che posso”, ha aggiunto,“con una scelta un po’ alla Hannibal Lecter ho deciso di smontarla, studiarla, modificarla alla ricerca delle sonorità che piacciono a me”.