Non è certo una novità – tanto in Italia, quanto in qualsiasi altro paese estero, che in ogni organizzazione simil-governativa – che (alcuni) politici svolgano attività lavorative secondarie; ma prima d’ora nessuno era mai andato a fare i conti in tasca agli Eurodeputati: l’ha fatto la Ong Transparency International, che guardando alla totalità dei 705 membri del Parlamento UE ha scoperto che il 26% di loro guadagna stipendi extra, talvolta ‘stellari’. Un fatto non da poco soprattutto considerando due fattori: il primo è che di norma gli Eurodeputati guadagnano annualmente circa 100mila euro per il solo lavoro in Parlamento, ai quali aggiungere gli stipendi percepiti per i rispettivi ruoli politici nelle loro nazioni; il secondo, invece, è più preoccupante perché parla di rischi i conflitti di interesse.



Prima di arrivare ai rischi, è interessante soffermarci sull’entità di queste entrate extra, che ammontano – secondo la Ong – in media a 47mila euro annuali per parlamentare UE, fermo restando che non tutti hanno guadagni secondari. In particolare, sono gli Eurodeputati finlandesi (circa il 64%) ad avere più stipendi secondari rispetto ai colleghi; ma è il lituano Viktor Uspaskich ad infrangere tutti i record, con introiti extra pari a circa 3 milioni annuali (dichiarati come ‘investimenti agroalimentari’), mentre il collega francese Jérôme Rivière – il secondo ‘più’ ricco – ne guadagna 220mila.



Transparency International: “Eurodeputati votano contro le leggi per impedire gli stipendi extra”

Lasciando da parte i nomi – ma vi assicuriamo che tra i primi 20 Eurodeputati che guadagnano gli stipendi extra più alti non c’è nessun italiano, così come l’Italia non è nella top 10 in cui figura la Finlandia per prima – è ancor più interessante il sott’inteso rischio di simili impieghi. Anche qui è importante sottolineare che non tutti i parlamentari che svolgono lavori secondari sono tacciabili di conflitto d’interessi, ma è – se non altro – sospetto che in una recente votazione di un emendamento che impedirebbe agli Eurodeputati di ricevere stipendi da “entità presenti nel registro delle lobby dell’UE” (cita Transparency International) di quei 20 più ricchi ben 13 abbiano votato contro.



Non solo, perché secondo la Ong è anche difficile ricostruire gli effettivi conflitti dato che una legge europea permette ai deputati di ignorare nella dichiarazione dei redditi i dividenti per le partecipazioni azionarie nel caso – secondo il loro personalissimo giudizio – non abbiano “un’implicazione di politica pubblica o diano agli azionisti un’influenza significativa”. Insomma, poca trasparenza, tanti conflitti di interessi e un manipolo di Eurodeputati che grazie ai loro voti possono tutelare i loro ricchi stipendi extra.