Dopo il Qatargate, il Parlamento europeo viene travolto da un altro scandalo, quello del Moscagate. I protagonisti sono diversi e provengono quasi tutti dall’estrema destra d’Europa. La Direzione che si occupa della sicurezza negli edifici parlamentari, Dg Safe, ha chiesto alle autorità belga di avere tutti i nomi degli eletti coinvolti nell’inchiesta. Del resto, è stato il premier del Belgio, Alexander De Croo, a denunciare l’azione di disinformazione e corruzione attivata dalla Russia tramite il sito ceco “Voice of Europe“. «La Russia ha avvicinato degli eurodeputati ma li ha anche pagati per promuovere la propaganda russa, con dei parlamentari che hanno ricevuto denaro». Lo scandalo è trapelato dai servizi segreti della Repubblica Ceca. Infatti, il governo di Praga ha rivelato l’esistenza di una rete di propaganda filorussa sull’Ucraina che ha usato come principale mezzo di disinformazione il sito Voice of Europe. «È una pressione esterna, ma c’è anche una cooperazione dall’interno», ha aggiunto il premier belga, che ha la presidenza di turno dell’Ue, parlando di interferenze di Mosca «ai livelli più alti delle nostre istituzioni democratiche».
Una volta ricevuto l’elenco degli eurodeputati coinvolti, la Dg Safe adotterà le possibili contromisure ed effettuerà controlli preliminari, con l’obiettivo in primis di evitare incidenti. Ma la presidente Roberta Metsola sta valutando l’apertura di un’indagine interna. L’ufficio di presidenza potrebbe essere convocato prima del 22 aprile, quindi prima dell’ultima sessione plenaria che si riunirà a Strasburgo, per ufficializzare la decisione. Nel frattempo, continuano a circolare indiscrezioni sui soggetti coinvolti. Dalle prime informazioni è emerso che i deputati che avrebbero ricevuto soldi da Voice of Europe per fare propaganda filorussa e antieuropea sono stati eletti in Olanda, Belgio, Germania, Francia, Ungheria e Polonia.
MOSCAGATE, LO SCANDALO SI ALLARGA?
L’attenzione per il Moscagate è ricaduta su soggetti politici di estrema destra e che farebbero riferimento al gruppo europeo di Identità & Democrazia, quello cui è iscritta anche la Lega di Matteo Salvini. Ma ci sono timori anche all’interno di Ecr, il partito conservatore guidato da Giorgia Meloni. Comunque, i sospetti ricadono, secondo Repubblica, sull’olandese Juiste Antwoord (Risposta corretta), nato da una costola del Forum per la Democrazia (FvD) guidato da Thierry Henri Philippe Baudet. Per quanto riguarda la Germania, i sospetti si soffermano sull’Afd, il partito di matrice neonazista che sta riscuotendo molti consensi. Invece, per l’Ungheria è il partito Fidesz quello più vicino alle posizioni filorusse. In Belgio finisce nel mirino l’attività di Nuova Alleanza Fiamminga, a Varsavia i sospetti riguardano il partito Polonia Sovrana, mentre in Francia i dubbi riguardano il Front national di Marine Le Pen e sul Reconquete di Eric Zemmour.
Il premier belga Alexander De Croo ha parlato di «una stretta collaborazione» tra i servizi segreti del Belgio e quelli della Repubblica Ceca per «distruggere una rete di propaganda russa». La presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola ha dichiarato di essere «a conoscenza delle accuse mosse» su Voice of Europe e l’Eurocamera «sta esaminando» la veridicità delle accuse. La trama d’influenze sarebbe semplice, secondo quanto riportato dall’Ansa: la testata sarebbe stata finanziata e manovrata dall’oligarca ucraino filorusso Viktor Medvedchuk, uomo di fiducia del presidente russo Vladimir Putin. Quindi, Mosca avrebbe cercato di usare gli eurodeputati intervistandoli a pagamento. Medvechuk è un avvocato ex fondatore di partiti filorussi, ma viene anche definito un imprenditore senza scrupoli, candidato dal Cremlino a guidare uno stato fantoccio in Ucraina in caso di vittoria militare. Negli anni è stato accusato dai tribunali ucraini di alto tradimento, abuso di potere, corruzione e terrorismo.