Dopo l’annuncio dell’accordo raggiunto dall’Eurogruppo sul Mes, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri conferma i dettagli emersi sul Meccanismo europeo di stabilità. «Potrà offrire finanziamenti per il 2% del Pil a tasso quasi zero per spese sanitarie e di prevenzione dirette e indirette legate al Covid-19. La Commissione verificherà solo questo requisito. Non potranno essere introdotte condizioni aggiuntive». Gualtieri ha aggiunto che ora sono al lavoro «per attivare dal primo giugno anche Sure per finanziare la cassa integrazione e il Fondo paneuropeo di garanzia della Bei per le imprese, e per avere operativo già in estate il Recovery Fund che dovrà avere dimensioni adeguate alla crisi».



Il suo omologo francese, Bruno Le Maire, ha evidenziato che la linea del Mes sarà operativa dal primo giugno. «Accordo raggiunto all’Eurogruppo su una linea di credito da 240 miliardi di euro per gli Stati che lo desiderano, per soddisfare le esigenze di finanziamento legate al Covid», ha scritto su Twitter.

Del Mes ha parlato anche il suo direttore, Klaus Regling, nella conferenza al termine dell’Eurogruppo. Ha spiegato che la nuova linea di credito del Mes verrà erogata a Paesi richiedenti con un tasso di interesse di 10 punti base, o 0,1 punti percentuali superiore al tasso di rifinanziamento dello stesso Mes, che attualmente è allo zero. «Se fosse oggi il tasso sarebbe allo 0,1%». (agg. di Silvana Palazzo)



EUROGRUPPO, ACCORDO SUL MES PER SPESE SANITARIE

Accordo definitivo sull’uso del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, per finanziare la spesa sanitaria per l’emergenza Covid-19. L’indiscrezione arriva dopo le dichiarazioni del presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno, il quale prima dell’inizio dei lavori del vertice dei ministri delle Finanze dell’aria Euro ha fornito anche dei dettagli. «Tutti i paesi dell’area dell’euro saranno in grado di trarre il 2% del loro pil in prestiti a condizioni molto favorevoli e scadenze lunghe. Ciò coprirà i loro costi sanitari diretti e indiretti, che si sono gonfiati». Parlando degli Stati membri, Centeno ha evidenziato che «non tutti hanno la stessa potenza di fuoco e dobbiamo garantire condizioni di parità». Questo è il motivo per il quale si sono impegnati nel rendere operative queste misure.



«Oggi l’Eurogruppo è pronto a concordare tutte le caratteristiche e i dettagli del sostegno alla crisi pandemica, il nostro backstop basato sul Mes». E infatti negli ultimi minuti l’Ansa, citando fonti Ue, ha annunciato che l’accordo tanto atteso è arrivo. (agg. di Silvana Palazzo)

EUROGRUPPO, “MECCANISMO MES OPERATIVO A MAGGIO”

Il meccanismo dei prestiti Mes sarà operativo per gli Stati membri dell’Unione europea già in questo mese di maggio. Lo ha assicurato il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, chiarendo che i prestiti del Meccanismo europeo di stabilità saranno «pienamente operativi a metà maggio». Inoltre, ha spiegato che per le misure di liquidità, fiscali e quelle degli stabilizzatori automatici, oltre che le garanzie statali, hanno raggiunto un valore di 4mila miliardi di euro. Questa la somma per sostenere le economie, a cui si devono aggiungere i 540 miliardi dei prestiti Mes agli Stati, della Bei alle imprese e il fondo per le casse integrazioni nazionali.

Invece Christine Lagarde, presidente della Bce, auspica una risposta di bilancio «comune e simmetrica» da parte dell’Europa per impedire che i singoli Paesi debbano rispondere da soli alla crisi provocata dal coronavirus, che tra l’altro potrebbe costare il 10 per cento del Pil dell’Eurozona con emissioni di debito comprese tra mille e mille e cinquecento miliardi di euro. (agg. di Silvana Palazzo)

“EUROGRUPPO VICINO AD ACCORDO SUL MES”

Eurogruppo vicino all’accordo sul Mes: lo riporta l’Ansa, che cita fonti Ue. L’indiscrezione è emersa a poche ore dall’inizio della riunione dei ministri. C’è dunque convergenza riguardo un’interpretazione molto ampia delle spese sanitarie che possono essere finanziate, ma anche per una maturità dei prestiti a 10 anni e un tasso di interesse estremamente basso, poco sopra lo 0,1 per cento annuo. La linea di credito del Mes potrà essere utilizzata per le spese sanitarie fino al 2 per cento del Pil. I ministri sono d’accordo nel definire tali spese nel loro complesso, quindi non solo per respiratori e terapie intensive. Il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis ha dichiarato a tal proposito che «tutti gli Stati della zona Euro sono idonei a chiedere», inoltre «potranno prendere il 2% del loro Pil, scadenze e interessi saranno molto favorevoli, e la sorveglianza sarà semplificata». L’obiettivo è raggiungere l’accordo oggi affinché possa essere adottato formalmente la settimana prossima dal board dei governatori del Mes.

Secondo quanto riportato da Reuters, intanto la Francia ha proposto un Recovery Fund da 150-300 miliardi di euro all’anno. Parigi ha proposto infatti che la Commissione Europea emetta obbligazioni per finanziare un fondo di recupero per l’Unione Europea del valore dell’uno o due per cento del RNL all’anno, ovvero circa 150-300 miliardi di euro, nel 2021-23. (agg. di Silvana Palazzo)

EUROGRUPPO, MICHEL “ORA PIANO DE GASPERI”

«Un ‘piano De Gasperi’ per il rilancio dell’Ue», questo è quello che ha proposto il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel questa mattina nel “The State of Union”, la conferenza annuale organizzato dall’Istituto Universitario Europeo di Firenze dove interverranno nel corso della giornata diversi “big” europei, nello stesso tempo in cui all’Eurogruppo si discuteranno gli aiuti che l’Eurozona intende bloccare per sostenere la crisi coronavirus. Da Conte alla Von der Leyen, tanti interverranno nella video conference (qui tutte e tre gli “speech” in diretta video streaming): stamane il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha spiegato, in merito al tema Mes-Recovery Fund «serve salto di qualità dei Paesi europei davanti alla più grave crisi economica della loro storia, che non può che essere un grande piano per la ricostruzione. Noi abbiamo ricevuto gli aiuti prima dai Paesi extra Ue». Michel invece ha spiegato che «Serve una rotta concreta, è il senso del piano di rilancio che stiamo mettendo in opera. Abbiamo parlato di un nuovo piano Marshall ma perché non chiamarlo piano De Gasperi? Lancio qui la proposta. A fronte della crisi generata dal coronavirus dovremmo essere all’altezza dei nostri padri fondatori e guardare al di là dei nostri interessi a breve termine».

I TRE REBUS: MES, RECOVERY FUND E CROLLO PIL

Nei diversi Paesi Ue sale l’attesa per l’Eurogruppo che dovrebbe dare finalmente il via libera al pacchetto di aiuti contro il coronavirus ma che inevitabilmente vede nella battaglia sul Mes il vero punto di svolta: dopo il chiarimento e la promessa della Commissione Ue di non inserire alcuna “sorveglianza rafforzata sui conti” nel Salva-Stati, se non appunto la condizione sulle spese sanitarie, in Italia (e non solo) le acque si agitano e non poco attorno al futuro del Mes. Nel Movimento 5 Stelle si attende una possibile “guerra” se alla fine effettivamente Conte e Gualtieri porteranno a casa la firma sul Meccanismo Europeo di Stabilità (Di Battista lo ha già fatto intendere) e tenendo conto del grado di crisi interna all’esecutivo, la “mannaia” dell’accordo sul Mes potrebbe essere deleteria per i rapporti già incrinati tra i partiti di maggioranza.

In più c’è attesa ma anche possibile delusione sui tempi di attivazione del Recovery Fund: più probabile l’avvio a fine anno se non a inizio 2021, come chiarito dalla stessa presidente Ursula von der Leyen, ma con Italia, Francia e Spagna che per il momento intendono avviare fin da settembre uno strumento che potrebbe essere funzionale ad evitare la crisi perpetua dell’economia di buona parte dell’Eurozona.

Terzo grado di complicazione nell’Eurogruppo che si accinge a cominciare questo pomeriggio riguarda il Pil: le stime sul crollo della produttività di molti Paesi Ue, Italia in prima fila, spaventano e non poco la Commissione Ue e la Bce. «Se è confermata una “recessione storica” per tutta l’Unione, con una media per l’Eurozona del -7,7%, nel 2020 il crollo del Pil italiano sarà tra i peggiori a -9,5%, superato solo dalla Grecia (-9,7%)», riporta Teleborsa: bisognerà vedere se proprio su questo punto all’Italia non vengano chieste condizioni particolari sull’accesso agli aiuti e soprattutto sugli obblighi che potrebbero conseguirli.

OGGI NUOVA RIUNIONE EUROGRUPPO SUL MES

Alle ore 15 di quest’oggi tornano a riunirsi i Ministri delle Finanze Ue nell’Eurogruppo che dovrebbe sancire ancora in videoconferenza l’accordo definitivo sulle linee di credito del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), la portata del Fondo Sure (cassa integrazione europea) e il piano Bei sugli investimenti per rilanciare l’economia già durante la crisi prodotta dal coronavirus. In ballo vi sono soprattutto i primi costi sanitari – diretti e indiretti – che i Paesi dell’Eurozona hanno dovuto stanziare per far fronte all’emergenza e si richiede una tempestività che finora la Commissione Europea, pur con tutti gli sforzi e le buone intenzioni, non è riuscita ad ottenere.

Il memorandum d’intesa del Mes nell’ambito della linea di credito a condizioni rafforzate dovrebbe essere nominato “Template response plan” con i ministri delle Finanze europei che dovrebbero dare il loro via libera a un meccanismo di sorveglianza ‘leggero’ per i Paesi che utilizzeranno i finanziamenti. Dopo le polemiche sorte a seguito dell’ultimo Consiglio Europeo del 23 aprile scorso, dove di fatto l’Italia ha firmato con Conte un’intesa da 540 miliardi con dentro il Salva-Stati (dopo aver più volte ribadito la contrarietà alla misura anti-coronavirus), l’Eurigruppo di oggi dovrà servire sia da trampolino di lancio per il piano MES-BEI-SURE-BCE dal 1 giugno (tranne gli aiuti Bce che di fatto sono gli unici già ad intervenire da settimane, tema tra l’altro dell’ultima sentenza della Corte Costituzionale tedesca che rischia di compromettere e non poco gli aiuti dell’Eurotower nei prossimi mesi) e sia impostare le tempistiche per il Recovery Fund, il piano presentato da Macron con l’aiuto di Conte e Sanchez per la nascita di un fondo di condivisione del debito creato dalla crisi coronavirus.

EUROGRUPPO VERSO L’ACCORDO

Secondo un documento circolato ieri ed emesso dalla Commissione Europea direttamente, il rischio di “trappola” di un Mes che presta soldi ai Paesi in difficoltà e poi però impone «sorveglianza rafforzata» sui conti di quello Stato, sarebbe definitivamente eliminato. La clausola era presenta nel piano siglato da Gualtieri nel precedente Eurogruppo e confermato da Conte nel Consiglio Ue di fine aprile, ma proprio dopo le tante polemiche sorte sulla possibilità di una “nuova Troika” come in Grecia, i commissari a Bruxelles hanno lavorato all’eliminazione di quella “possibilità”: «l’accesso al Mes per combattere l’emergenza sanitaria legata al coronavirus non avrà condizioni» hanno ribadito ieri nero su bianco il Presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno e i commissari Gentiloni e Dombrovskis.

L’unico elemento rimane il controllo sulle spese sanitarie dirette e indirette ma non vi sarà la “trappola” paventata da più di un’economista nelle scorse settimane davanti al piano di aiuti Ue sul coronavirus: «La sorveglianza rafforzata della Commissione europea sul modo in cui gli Stati membri utilizzano la linea di credito del Meccanismo europeo di stabilità dedicata alla pandemia coronavirus sarà molto molto leggera», ha spiegato però ieri all’Agi una fonte interna alla Commissione Ue, ribadendo poi dopo «la sorveglianza rafforzata probabilmente sarà parte del normale processo del semestre europeo e si concentrerà sull’uso del denaro per questioni legate alla sanità». Il “template response plan” (modello di piano di risposta) del Mes sarò unico e valido per tutti gli Stati membri dell’Eurozona, e includere una lista delle diverse spese eleggibili per la linea di credito.

MES RESTA UNA TRAPPOLA PER L’ITALIA?

Al netto di quanto verrà deciso oggi in Eurogruppo, di fatto un via libera per il credito del Mes e degli altri aiuti, resta ancora insoluto il tema Recovery Fund dopo le proteste anche dell’Italia sul fatto che non sia possibile ricevere la vera “potenza di fuoco” per aiutare l’economia Ue solo con il bilancio dell’Europa dal 2021 in poi. L’urgenza è immediata e su questo oggi Gualtieri e gli altri Ministri Ue inizieranno la discussione.

Le voci di protesta dalle opposizioni (non solo in Italia contro Conte, ma anche in Francia) sono diverse, ma ad agitare le acque negli ultimi giorni è stato un autorevole economista tedesco – tra i più in vista al Bundestag – che ha tratteggiato il piano “shock” della Germania per l’Italia e gli altri Paesi più indebitati con i conti pubblici: «introdurre una patrimoniale fino al 20% sulla ricchezza degli italiani e degli spagnoli», spiega Daniel Stelter su Manager Magazine, sottolineando poi in una intervista al Giornale «Per evitare una prospettiva alla Troika greca per l’Italia, Tutti i governi della zona euro dovrebbero riunire il debito del 75% del Pil pre-crisi in un fondo di rimborso del debito congiunto. Questo fondo sarebbe finanziato dalla Bce senza interessi e tutti i debiti del fondo non sarebbero più inclusi nel debito pubblico dei singoli paesi partecipanti».

Prendendo spunto dalle parole di Stelter, Fratelli d’Italia con la sua leader Giorgia Meloni ha lanciato l’allarme sulla vera trappola che potrebbe celarsi dietro al Mes, per l’appunto la patrimoniale sui risparmi degli italiani: «Si inizia col Mes e si potrebbe arrivare a una patrimoniale-monstre pari al 20%, imposta dalla Germania attraverso la Troika. […] Il grande obiettivo dei tedeschi è scritto in questi giorni su diversi loro quotidiani. Il loro ragionamento è sempre lo stesso: gli italiani hanno un alto debito pubblico, ma anche un alto risparmio privato. Dunque perché non si pagano il debito col loro risparmio? Un auterovole think tank diceva che se gli italiani fossero stati tassati tutti su patrimoni e risparmi tra il 14 e il 20% il debito italiano sarebbe sostenibile».

Portando alle estreme conseguenze il piano delineato da Stelter e ad altri funzionari tedeschi emersi già prima dello scorso Eurogruppo, la Meloni conclude a “Fuori dal Coro” «È uno scenario apocalittico ma ho il dovere di denunciarlo, mi assumo la responsabilità di quello che dico. Spero di non dovere mai dire ve lo avevo detto. Ma è la ragione per cui secondo noi di FdI il fondo salva-Stati è una trappola per topi».