La tragedia del naufragio dei migranti in Grecia non è bastata ad eliminare le divisioni politiche dell’Europa in merito alle questioni di riforma per proteggere i confini dagli ingressi illegali. Ci sono ancora tre blocchi di paesi che non intendono arretrare sull’imposizione di regole sulla gestione delle frontiere e procedure di richiesta di asilo più difficili, a fungere da deterrente per le partenze. Il quotidiano francese l’Opinion, definisce “imbarazzanti” alcuni atteggiamenti, che perdurano anche di fronte alla morte di 79 persone, in particolar modo quello dell’Italia, che sta facendo della politica migratoria una tra le questioni più discusse al parlamento UE.



Le leggisui migranti dovrebbero essere condivise equamente, proteggendo in primo luogo i diritti umani e le operazioni di soccorso, ma come accusano le ONG, per alcune nazioni viene prima l’importanza di chiudere i confini. Alcuni governi sono infatti accusati non solo di aver rallentato le procedure di salvataggio, ma in alcuni casi anche di averle ostacolate. Come riporta il quotidiano, l’Italia è tra questi, che principalmente accusano le organizzazioni di favoreggiare il traffico di esseri umani. Ed ora invocano una riforma,  che metterebbe a rischio la richiesta di asilo, e comporterà ulteriori spaccature di opinione.



La riforma sui migranti spacca l’Europa, “Accordo non garantisce solidarietà”

Il nuovo patto europeo sull’immigrazione continua a dividere la politica degli stati membri, il giornale L’Opinion, afferma che questo sarà solo l’inizio di una lunga discussione, che rischia di spaccare ancora di più il Parlamento UE. Perchè restano tre blocchi che non intendono fare dietrofront sulla questione migranti e, nonostante le numerose tragedie, tra cui l’ultima in Grecia, proseguono con la linea dura su protezione confini e norme più severe per garantire il diritto di asilo. I 5 paesi più “sotto pressione” per gli ingressi: Italia, Grecia, Spagna, Malta e Cipro, sarebbero i principali colpevoli di non garantire il diritto agli immigrati di poter fare domanda, respingendoli con metodi discutibili.



Altri invece, come Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, restano unite sul fermare i flussi migratori alla frontiera. A volte anche con “propaganda anti migranti” come sta facendo Orban, pubblicando video di ingressi di persone che attraversano il confine illegalmente. Sull’accoglienza e una riforma comune per i diritti, la strada sembra essere lunga, ed anche l’ultimo accordo raggiunto, votato dalla maggioranza, non sembrerebbe favorire la solidarietà.