Mi ha molto colpito, dopo la manifestazione svoltasi a Roma il 15 marzo scorso a favore dell’Europa – anche se bisognerebbe intendersi bene su questo termine – ascoltare, in un video girato sui social, la rapida intervista a una religiosa. La giornalista a un certo punto le dice: “Se compriamo le armi sarà difficile rimanere in pace”. Risposta: “Se non abbiamo le armi moriremo, noi che siamo i portatori dei valori della pace”.
Siamo in mezzo alla confusione della piazza, l’intervista avviene in modo rapido e senza consentire il giusto approfondimento delle questioni, ma subito mi è venuta in mente una serie tv, appena uscita, dal titolo Paradise (di Dan Fogelman). Il mondo è stato sommerso dalle acque, a motivo dello scioglimento dei ghiacciai, e si sono salvate solo 25mila persone, rifugiatesi in una città americana sotterranea, fatta costruire a tempo di record dal presidente degli Stati Uniti.
Nella città la vita sembra normale, tutto come se si fosse nel mondo di sempre. A un certo punto, però, si diffonde il sospetto che sulla terra ci siano dei sopravvissuti. Il presidente è così costretto a inviare degli esploratori per verificare. In effetti non sono tutti morti e chi è rimasto vivo sta cercando parenti e amici, ignaro di dove possano essere.
Però, prima che gli esploratori possano tornare a riferire la notizia, la terribile donna che manovra tutto il sistema, presidente compreso, invia un sicario per eliminare gli esploratori. Non si deve sapere che le cose non sono andate come pianificato e che qualcuno è sopravvissuto persino al grande disastro climatico, perché minerebbe la vita ormai stabilizzata nel nuovo mondo sotto terra. I prescelti sono stati selezionati, portati in salvo e protetti. Tutto il resto non deve interessare più.
È curioso come questa impostazione della vita, sotto sotto, non muoia mai. I buoni devono potersi salvare per convincere tutti della loro bontà. Un mondo diviso tra chi ha ragione e chi ha torto, tra chi capisce e chi non capisce, tra chi comanda e chi esegue, è sempre stato il sogno di ogni dittatore.
Quando il Figlio di Dio è venuto sulla terra, però, ha mostrato decisamente un’altra strada: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Lc 5, 43-48).
Nonostante tutte le terribili possibilità della storia, Dio scommette sempre sul cuore dell’uomo, fatto a sua immagine e somiglianza (cfr Gn 1,26), senza risparmiare nulla a nessuno. Il cuore, infatti, è lo stesso nell’amico e nel nemico, in chi vuole la pace e in chi lavora per la guerra, nel credente e nel non credente… e in ogni uomo e donna grida con tutte le sue esigenze e con tutto il suo desiderio.
Dio si è sempre proposto, e si propone, come il grande alleato del nostro cuore, non interrompendo mai quel misterioso dialogo che ci unisce a Lui, senza scomporsi per le nostre incoerenze e superficialità che ci portano spesso a invocare la pace nel mondo mentre seminiamo la guerra nel quotidiano.
Nei giorni scorsi tanti sono intervenuti sulla direzione intrapresa dall’Unione Europea del riarmo, presentata lo scorso 4 marzo da Ursula Von der Leyen. Ciascuno potrà verificare, memore di ciò che storicamente è già accaduto, dove condurrà questa strada. Ma c’è una domanda che nessuno può liquidare e che, forse, rimane il vero appiglio per un’inversione di rotta: chi è in grado di ridestare il cuore dell’uomo, perché non si accontenti delle briciole del potere? Solo ciò che lo compie.
Gesù, del resto, sfidò i suoi proprio a questo livello della questione: “Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima?” (Mt 16,26). Il vero riarmo è non scappare da queste domande.
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