Le recenti elezioni per i rappresentanti al Parlamento europeo e ancor di più i loro risultati hanno fatto emergere una serie di questioni sopite da tempo. Ora è già cominciata la trattativa complessa, per la definizione della nuova maggioranza e delle cariche inerenti.

D’altra parte proprio il successo evidente di forze che in modi diversi vogliono rappresentare una difesa dei diritti delle nazioni pone l’urgenza di ridefinire innanzitutto i confini tra i diritti dei popoli, garantiti dalle singole costituzioni, e le competenze legislative del Parlamento europeo e dell’Unione Europea. Non tutte le costituzioni dei diversi paesi sono uguali, non tutti i governi guardano all’Europa nello stesso modo.



Ho assistito all’interessante dibattito tenutosi alla Milanesiana tra Sabino Cassese e Michele Ainis, moderato da Piergaetano Marchetti sul tema: La Costituzione e il potere. Si è parlato soprattutto del potere che oggi molte imprese commerciali hanno a livello mondiale sul mercato e quindi anche sulle scelte dei governi e dei popoli che sono clienti di questi colossi in campo economico.



Tornando a casa mi è venuto in mente un altro aspetto del problema del rapporto tra costituzioni e potere, l’aspetto militare. Soprattutto nel momento in cui la situazione della guerra in Ucraina richiederebbe, secondo qualcuno, un maggior coinvolgimento anche da parte del nostro paese. I vincoli posti dalla nostra Costituzione ci pongono oggettivamente in disaccordo con alcune posizioni, vedi quella di Macron, emerse nell’UE. Così, tra l’altro, mi sono ricordato di un fatto analogo di un certo interesse.

Nel 2002 ad Astana, rinnovando un accordo già stipulato nel 1992, sei paesi dell’ex Unione Sovietica, Russia, Armenia, Bielorussia, Kazakhstan, Tagikistan e Kirghizistan, siglarono presso l’Università Euroasiatica, dove insegnavo, il trattato denominato Organizacija Dogovora o Kollektivnoj bezopasnosti, Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (OTSC), che prevede oltre ad esercitazioni militari comuni anche un intervento militare a favore di uno Stato membro che fosse minacciato, e, in questo caso, una forza di mantenimento della pace.



C’è da osservare che nel caso della guerra in Ucraina nessun paese dell’OTSC ha ritenuto di sentirsi impegnato ad intervenire, giudicando che non era certo la Russia ad essere stata attaccata. Solo la Bielorussia ha dato appoggio logistico alle truppe di Putin. Gli altri sono rimasti neutrali e in più, soprattutto il Kazakhstan, è stato disposto ad accogliere, non senza problemi, decine di migliaia di giovani russi che hanno voluto sfuggire all’arruolamento. I kazaki hanno giustificato la loro posizione rifacendosi al fatto che la loro Costituzione impedisce di andare oltre agli accordi dell’OTSC. Che poi in questa decisione siano strati “protetti” dalla Cina, forse è una malignità a pensarlo, però …

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