Negli ultimi giorni la Royal Navy si è vista obbligata a moltiplicare nella Manica gli interventi di respingimento dei barchini di migranti partiti dalle coste francesi. Il governo d Londra  – oggi non più vincolato all’appartenenza all’Ue – ha dato ordini tassativi alle sue forze di sicurezza: nessun migrante africano sbarcato in Europa e risalito sulle spiagge fra Dunkerque e Calais deve poter traghettare illegalmente in Gran Bretagna. A maggior ragione ora che proprio sul continente si allungano le ombre di una seconda ondata Covid: anche perché Paesi come l’Italia stanno tenendo aperte le frontiere esterne dell’Unione all’ingresso quotidiano a centinaia di migranti, una parte dei quali regolarmente trovati infetti. 



“Il numero degli attraversamenti (circa 500 negli ultimi giorni, ndr) è ormai inaccettabile”, ha detto Chris Philip, ministro all’Immigrazione del gabinetto conservatore guidato da Boris Johnson. “Capisco la rabbia e la frustrazione pubbliche crescenti”, ha notato il ministro. “La rotta della Manica va resa impercorribile”, ha sottolineato “l’home secretary” Priti Patel, quota rosa del Governo inglese come l’omologa italiana Luciana Lamorgese, nonché figlia di indiani immigrati negli anni ’60 dall’Uganda. Non si hanno notizie, nel frattempo, di appelli della Chiesa d’Inghilterra – di cui è capo la Regina Elisabetta in persona – per un atteggiamento meno rigido sul fronte migratorio. Nessun piano di centri di accoglienza o di navi-quarantena sotto le scogliere di Dover. Nessuna Ong tedesca sul piede di guerra.



Non ha stupito nessuno, comunque, che nelle ultime ore sia filtrata – sulla stampa britannica – la notizia dell’imminente apertura di colloqui diplomatici con Parigi. Da un lato la Gran Bretagna lamenta che la Francia stia lasciando uscire “illegalmente” centinaia di rifugiati: “La Francia è un Paese sicuro”, hanno sottolineato fonti britanniche. Londra non ha dunque alcun “dovere umanitario” verso i migranti africani. Che si tratti di  “profughi” o di “economici”, sono un affare dell’Europa di primo approdo. Sono i Paesi Ue che dovrebbe pattugliare le loro frontiere esterne in entrata e anche in uscita, senza creare problemi di sicurezza ai Paesi confinanti.



Questo premesso, Londra sembra però disponibile a ragionare con l’amministrazione Macron su un nuovo contributo finanziario perché le forze dell’ordine francesi “disperdano” (così, letteralmente sul Financial Times) gli assembramenti di migranti pronti a partire sulle spiagge della Manica.  I flussi illegali nel Canale della Manica (molto più stretto di quello di Sicilia) vanno “disrupted”: come le ondate di caccia nazisti durante la Battaglia d’Inghilterra, ottant’anni fa.

L’ipotesi sul tavolo sarebbe di 30 milioni di sterline (poco meno di 30 milioni di euro): che andrebbero ad aggiungersi ai 100 milioni già prelevati negli anni dal budget inglese per “tenere il Continente isolato”.  

È, né più né meno, lo “schema Minniti” negoziato con successo dal Governo italiano di Paolo Gentiloni (oggi commissario Ue) con una pluralità di autorità libiche nel 2017. Ma non è diverso lo “schema Erdogan”: nuovamente applicato durante a crisi-Covid già iniziata. È l’accordo negoziato fra l’Ue a trazione tedesca e la Turchia dopo la crisi dei migranti siriani del 2015. Lo scorso marzo Ankara ha nuovamente cessato di trattenere le ondate dal Medio Oriente e un’ennesima crisi al confine greco (esterno Ue) ha sollecitato i vertici Ue a ricevere il “democrate” turco  a Bruxelles: impegnandosi a sbloccare altri aiuti.