L’Europa è ancora poco unita e a pagarne le conseguenze, dal punto di vista economico, sono proprio i cittadini. Uno studio del Servizio di ricerca del Parlamento europeo, sotto la responsabilità di Lauro Panella, come riportato da Repubblica, ha rivelato che se ci fosse una maggiore sinergia tra i Paesi si potrebbe ottenere un risparmio pro capite pari a circa 3.000 miliardi di euro annui fino al 2032, ovvero il 18% dell’intero Pil dell’Ue. La cifra si rispecchia in 6.700 euro annui a persona. L’analisi ha preso in considerazione settori nevralgici della società come la transizione ecologica, i trasporti, la difesa e il lavoro. 



“La società europea si trova ad affrontare sfide quali i cambiamenti climatici, i conflitti geopolitici, l’erosione dei principi democratici e le disuguaglianze sociali. E ci attendono altre possibili crisi: economica e sanitaria. Tali sfide possono essere affrontate al meglio con una risposta comune da parte degli Stati membri, piuttosto che con un’azione non coordinata, frammentata o isolata”, si legge nel report dell’Eurocamera.



Europa poco unita costa 6 mila euro annui a cittadino: l’analisi

I settori dell’Europa poco unita analizzati dal Servizio di ricerca del Parlamento europeo sono in totale dieci. Il più rilevante dal punto di vista del risparmio è quello del mercato unico e trasporti, che porterebbe ad ogni cittadino 1.400 euro in più in tasca. L’obiettivo sarebbe quello di intervenire sulla semplificazione amministrativa e sull’armonizzazione delle regole. A seguire c’è la transizione verde, con 980 euro a testa. Un maggiore investimento sull’energia pulita porterebbe anche alla creazione di posti di lavoro. Poco meno, 860 euro, per la trasformazione digitale, soprattutto per le Pmi. Una cifra simile, 750 e 720 euro, invece, per l’occupazione e coesione sociale e per l’unione monetaria. Qui le disparità sono fattori di difficoltà.



Un altro elemento importante è quello relativo alla parità di genere, che farebbe risparmiare 630 euro a cittadino. Le donne infatti ricevono una retribuzione in media più bassa del 12% rispetto agli uomini. La salute ammonta invece a 460 euro e il consiglio è quello di unificare i provvedimenti sanitari, come durante la pandemia di Covid. Per la difesa si parla di 380 euro. Le spese sono tante ma l’efficienza è troppo bassa. La giustizia ammonta a 340 euro a testa. Il riferimento in questo caso è alla corruzione. Infine, l’economia dello spazio, pari a 180 euro. È ancora troppo poco esplorato.