Dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia lo scorso febbraio, i Paesi europei hanno cercato alternative al gas russo. È così che la Germania, che tende sempre ad andare da sola, ha firmato il 29 novembre 2022 un accordo con Qatar Energy e la società americana ConocoPhillips. Saad Sherida Al-Kaabi, il ministro dell’energia del Qatar, ha accolto con favore il fatto dicendo che questo contratto “aiuta gli sforzi per sostenere la sicurezza energetica in Germania e in Europa”. Questo accordo sul gas è uno dei più importanti in Europa: il Qatar fornirà a Berlino fino a 2 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto (Gnl) a partire dal 2026. Le consegne avverranno su un periodo di 15 anni, garantendo ipso facto alla Germania una sicurezza energetica a lungo termine.



Il viaggio necessario per l’esportazione del gas del Qatar è considerevole: le petroliere di metano partiranno dal Qatar e percorreranno migliaia di chilometri, passando per il Golfo di Aden, il Canale di Suez, attraversando il Mar Mediterraneo, Gibilterra, lungo la Spagna, passando per la Manica prima di raggiungere le coste tedesche.



Sarà la società statunitense ConocoPhillips a immettere in media 2,5 miliardi di metri cubi di gas del Qatar ogni anno sul mercato tedesco. Questa quantità sostituirà circa il 5% delle importazioni tedesche che prima provenivano dalla Russia.

In confronto, il Qatar consegna 4 milioni di tonnellate annuali di Gnl alla Cina, il doppio dell’accordo con la Germania. Inoltre, l’Europa importa in media 21 milioni di tonnellate di Gnl dagli Stati Uniti, che tra l’altro sono aumentati, passando a 27 milioni nel periodo da gennaio a luglio 2022. Si capisce così che nuovi contratti simili potrebbero emergere nel prossimo periodo, perché secondo Saad Sherida Al-Kaabi altre aziende tedesche sono ancora in trattative con il Paese del Golfo. Il Qatar vuole aumentare in parallelo la sua produzione di Gnl di oltre il 60% entro il 2027 per raggiungere 126 milioni di tonnellate esportate all’anno.



Inoltre, sottolineiamo che l’Opec+ tende ad allontanarsi sempre di più dalle raccomandazioni statunitensi in materia di regolamentazione dei prezzi del petrolio, a favore di una politica che potremmo giudicare, in più di un modo, in linea con quella della Russia. Per diversi mesi, l’Opec si è rifiutato di aumentare i volumi di produzione di petrolio su richiesta degli Stati Uniti, il che mantiene il prezzo del barile relativamente alto.

La Germania passa così da un’evidente dipendenza dal gas russo tramite North Stream a una dipendenza implicita dal gas proveniente da Paesi in linea con la politica del gas del Cremlino. Mentre il governo tedesco annuncia di voler rompere con la sua dipendenza energetica dalla Russia, in realtà la Germania – e altri Paesi europei – di fatto si gettano nelle braccia degli alleati energetici della Russia.

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