Un’Europa delle nazioni era il sogno di De Gasperi e Schumann eppure, al netto delle tante polemiche politiche ed economiche sulla gestione del rapporto Unione Europea-Stati Nazionali, spesso sono piccoli simboli a raccontare l’evoluzione della realtà di oggi. È il caso ad esempio di quanto successo negli ultimi giorni in Parlamento Ue, con il nuovo corso della Commissione Von der Leyen che ha di fatto imposto ai singoli europarlamentari di non esporre le bandiere nazionali sugli scranni e all’interno dell’Aula di Strasburgo. La denuncia arriva da una europarlamentare della Lega, Silvia Sardone, ma il fastidio è stato avvertito da diversi altri colleghi di altre nazioni: vietato il tricolore italiano e con esso anche tutte le altre bandiere internamente ai seggi della Plenaria. Restano quelle fuori nella sede di Strasburgo e Bruxelles, ma è come se si volesse rendere l’assemblea ancor più “europea” accantonando gli interessi dei singoli Paesi, financo alla bandiera: è un’estremizzazione ovviamente, ma è il rischio paventato da chi questa “novità” non l’ha digerita per nulla, come appunto la Lega. «È incredibile quanto successo in questi giorni al Parlamento europeo durante la sessione plenaria a Strasburgo. Da sempre è consuetudine che singoli deputati e persino intere delegazioni portino la bandiera nazionale in aula ponendola sul banco d’appartenenza: io sono tra quelle che l’ha sempre portata in aula. Da questa sessione mi è stato intimato di non mettere la bandiera italiana sul mio scranno, così come è stato vietato ad altri colleghi deputati di altre nazioni», attacca la Sardone sui suoi account social, ripresi subito dalla Lega nazionale.



LA DENUNCIA DELLA LEGA CONTRO L’UNIONE EUROPEA

Dall’Italia alla Spagna passando per la Polonia, l’Irlanda e tanti altri Paesi Ue che si sono visti “vietare” la bandierina davanti al proprio scranno in Europarlamento: è un’inezia, un piccolissimo gesto che però si carica di significato “simbolico” prestando il fianco alle tante polemiche “sovraniste” ma anche a semplici rivendicazioni di chi è europeista e crede nell’Europa ma non vuole eliminare la propria origine prima di tutto italiano, spagnolo, francese, greco ecc. ecc. «A chi può dare fastidio una bandiera? È sempre più chiaro che questa Unione Europea voglia azzerare le identità nazionali, un tentativo assurdo di livellamento verso il basso e di standardizzazione con l’obiettivo di annullare la storia delle nazioni e le nostre peculiarità», attacca ancora la Sardone che poi lascia una riflessione poi ripresa anche da altri suoi colleghi in Europarlamento, «Io penso invece che l’Europa possa sopravvivere solo se diventa pienamente un’Europa delle nazioni in grado di valorizzare diversità, storia, cultura, valori dei vari paesi. Questa tendenza miope dell’Ue si sta accentuando in maniera negativa dopo lo smacco della Brexit, che ha evidenziato che l’Europa dei burocrati non funziona». Replica diretta arriva dallo spokesperson del Parlamento Europeo, tra l’altro italiano, Roberto Cuillo: il collaboratore del presidente David Sassoli, facendo riferimento all’articolo 10 del Parlamento Ue, ricorda «Vorrei rendere noto che nell’aula sono presenti tutte le bandiere dei 28 paesi Ue (27 dal 1 Febbraio) e che il tricolore italiano è perfettamente visibile alle spalle del Presidente dell’Europarlamento. È del tutto evidente quindi che polemiche o strumentalizzazioni su questo argomento sono del tutto fuori luogo».

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