Due famiglie su tre faticano ad arrivare a fine mese. Lo afferma Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, che pubblica statistiche e indicatori di qualità per fare confronti tra paesi e regioni degli Stati membri. Con il suo lavoro aiuta e favorisce la comprensione comune delle sfide che l’Europa deve affrontare, infatti ha un ruolo fondamentale nel monitorare e valutare le politiche continentali. Dalla sua fotografia emerge che l’Italia è l’unico tra i grandi Paesi europei (Francia, Germania e Spagna) in cui la quota di famiglie che hanno qualche difficoltà a far quadrare i conti nel 2022 è sopra il 63%.
L’Italia supera di misura i numeri di Francia, Polonia, Spagna e Portogallo, con la media europea che è di 45,5%. Invece, è dietro a Bulgaria (80,3%) e Grecia (89,6%), mentre la percentuale di famiglie che dichiara di non arrivare facilmente a fine mese nel 2022 è un quarto in Svezia, Germania, Paesi Bassi, Finlandia e Lussemburgo. Lo studio ha tenuto conto di sei indicatori della capacità di arrivare a fine mese, con una scala che varia da “molto facilmente” a “con grandi difficoltà”.
RAPPORTO EUROSTAT, “SITUAZIONE DISPERATA”
A livello europeo, il rapporto Eurostat segnala che, tra il 2021 e il 2022, la percentuale di famiglie che riesce ad arrivare a fine mese molto facilmente o facilmente è calata, passata dal 27,3% al 24,1%. Quella che incontra grandi difficoltà ad arrivare a fine mese è leggermente diminuita, passando dal 7% al 6,8%. La quota di famiglie che riescono ad arrivare a fine mese abbastanza facilmente, invece, è aumentata dal 29,6% al 30,3%, mentre la quota di famiglie che dichiara qualche difficoltà e difficoltà nel complesso è aumentata dal 36,0% al 38,7%.
Sulla situazione in cui versa l’Italia interviene l’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori che, citando il rapporto di Eurostat, parla di «un paese in una situazione disperata». Viene anche citato lo studio della Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese) sulla burocrazia nella pubblica amministrazione (PA), che provocherebbe un danno di 184 miliardi l’anno, più del doppio dell’evasione fiscale (84,4 miliardi, dati Mef)».