Alta Fixlser è salva: la piccola bimba ebrea, “condannata” all’eutanasia dall’Alta Corte di Inghilterra, non farà la medesima fine di Charlie Gard, Isaiah Haastrup e Alfie Evans. Il caso di eutanasia infantile che da due mesi scuote il Regno Unito arriva in un momento caldissimo per il tema dei diritti, con l’affossamento avvenuto ieri della proposta di legge (Labour) sull’aborto senza limiti: una duplice vittoria per la vita, tanto ieri quanto oggi con la notizia confermata dal “Foglio Quotidiano” del visto concesso dagli Stati Uniti d’America alla piccola Alta e alla sua famiglia.
Malata dalla nascita per una grave forma di sindrome neurologica, la bimba ebrea ortodossa cittadina inglese aveva visto la famiglia appellarsi allo Stato Ebraico per far arrivare a Manchester i medici in grado di trasportare a Tel Aviv la piccola. L’Alta Corte aveva invece accolto lo scorso 28 maggio la richiesta della direzione sanitaria ospedaliera di sospendere «nel migliore interesse» della bambina i trattamenti per respirare, bere e mangiare. Addirittura il Presidente di Israele Rivlin in una lettera al principe Carlo aveva chiesto di assecondare la richiesta della famiglia: tutto inutile fino alla mossa del Congresso americano, con il senatore Dem Charles Schumer che ha annunciato l’ok al visto diplomatico per bimba e papà Abraham Fixsler (cittadino americano).
LA POLITICA (ESTERA) VINCE SULL’EUTANASIA
Ora Alta potrà farsi curare negli Usa, laddove un giudice e un ospedale non ritengono che la sua morte sia «la scelta giusta» per il «suo bene». Secondo il senatore americano, sostenuto in questo caso anche dai Repubblicani, «tutto ciò che vogliono i Fixsler è seguire la loro fede e dare alla loro bambina le migliori cure». Le immagini viste in questi giorni della piccola bimba nell’ospedale Royal Children di Manchester sciolgono il cuore, confessa il senatore Dem, «ci fanno sapere quanto i genitori la amano e ci ispirano a fare tutto il possibile per assicurarle le migliori possibilità». La giudice MacDonald aveva stabilito che Alta dovesse morire «per non soffrire ulteriormente», poi per fortuna grazie alla pressione diplomatica di Israele e Usa l’epilogo non ha visto per una volta predominare la scelta eutanasica. Scrive Meotti sul “Foglio”, citando l’intellettuale inglese (e ateo) Douglas Murray sulla crisi umanitaria in certa parte della cultura politica e giudiziaria a Londra «il cristianesimo è essenziale perché i secolaristi sono stati finora totalmente incapaci di creare un’etica dell’uguaglianza che corrisponda al concetto che tutti gli essere umani sono creati a immagine di Dio». Le radici giudaico cristiane al momento sembrano rimanere solo in Israele e Stati Uniti (e anche in Italia, visto come si era mossa attivamente sui casi Charlie e Alfie, ndr), dimenticate invece nella “perfida Albione”: come scrive ancora Murray, citato dal “Foglio”, «la santità della vita umana è una nozione giudeo-cristiana che potrebbe facilmente non sopravvivere alla scomparsa della civiltà giudeo-cristiana».