IL 19 GIUGNO È ATTESA LA NUOVA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE SUL SUICIDIO ASSISTITO: IN COSA CONSISTE

È attesa per il prossimo 19 giugno 2024 la nuova sentenza della Corte Costituzionale sul tema intricato del suicidio assistito, la seconda nel giro di 5 anni dopo la prima storica sul caso Dj Fabo-Marco Cappato: dopo le varie richieste del mondo radicale e di parte del Centrosinistra per imporre in Italia una prima legge sull’eutanasia, ad oggi resta la sentenza del 2019 sul caso Dj Fabo che stabilisce 4 criteri per un possibile via libera al suicidio medicalmente assistito con farmaco fornito direttamente dalla sanità regionale.



Secondo l’ex membro della Consulta, Giovanni Maria Flick, sebbene vi sia ancora oggi l’urgenza di una legge ad hoc del Parlamento sul tema, non bisogna eccedere all’opposto provocando forzature che minino il diritto basico alla vita nello Stato italiano. L’eminente giurista – intervistato da “Avvenire” – si riferisce al caso di Massimiliano, 44enne toscano malato di sclerosi multipla che chiese l’accesso al suicidio assistito anche se non mantenuto in vita artificialmente (uno dei criteri base della sentenza 2019 della Consulta), ottenendo il diniego del tribunale. Scelse a quel punto di affidarsi all’Associazione Luca Coscioni, portato così in una clinica per l’eutanasia in Svizzera e morto nel 2022 per suicidio assistito: al ritorno in Italia, i membri dell’Associazione Coscioni (Marco Cappato, Chiara Lalli, e Felicetta Maltese) si autodenunciarono alla Procura aprendo il caso giunto in questi giorni presso la Corte Costituzionale.



FLICK (EX CONSULTA): “STOP A FORZATURE. SERVE UNA LEGGE SUL SUICIDIO ASSISTITO MA LO STATO TUTELI LA VITA”

Dopo l’apertura delle indagini ufficiali, il gip di Firenze Agnese De Girolamo sollevò la questione di «illegittimità costituzionale in relazione alla depenalizzazione del suicidio assistito», stabilita dalla sentenza 242/2019 della Consulta sul caso Dj Fabo. In termini pratici, se il prossimo 19 giugno 2024 la Corte dovesse dar via libera al ricorso accolto, si consentirebbe il suicidio assistito non solo nei 4 criteri fissati del 2019 ma anche in alcuni casi in cui il paziente non sia tenuto in vita artificialmente. Nell’ottobre 2023 la Procura di Firenze aveva chiesto l’archiviazione per Cappato, Lalli e Maltese in quanto il suicidio assistito «non era stato penalmente rilevante», con la Gip che si è appellata alla Consulta per dirimere un punto chiave, ovvero che il requisito del sostegno vitale sia incostituzionale «per violazione degli articoli 3, 13 e 32 della Costituzione». Con una sentenza originale la gip fiorentina da un lato respinse la richiesta di archiviazione in quanto «sussistono tutti gli elementi costitutivi del titolo di reato», dall’altro però dichiarò «rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale, rimettendola alla Consulta».



Intervistato dall’Avvenire, il giurista ed ex membro della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, rileggi l’intero caso di Firenze unendolo ai passati Dj Fabo e chiede che la nuova sentenza della Consulta non arrivi ad ampliare le “forzature” giuridiche in mancanza di una legge dello Stato. «Non mi sembra si possa rimettere la ricerca dell’equilibrio tra tutela della vita e rispetto dell’autodeterminazione alla scelta di un Giudice in concreto fra una interpretazione in astratto restrittiva o estensiva di uno dei requisiti della causa di non punibilità», scrive Flick nel suo intervento sul quotidiano dei vescovi, aggiungendo come «non mi sembra neppure che si possa cogliere l’occasione della vicenda sub iudice per chiedere alla Corte costituzionale di spostare l’equilibrio da essa fissato con la sentenza del 2019 tra il valore della vita e quello dell’autodeterminazione personale a favore di quest’ultimo, eliminando il requisito del “trattamento di sostegno vitale”».

Al netto del contenuto del caso specifico sull’eutanasia e il suicidio assistito in Italia, lo Stato non deve mai venire meno alla «tutela massima della vita», anche con i «servizi sanitari e socioassistenziali e la qualità di essi su tutto il territorio della Repubblica». Al contempo, per Flick è doveroso che si possa muovere verso un accompagnamento alla “dolce morte” per chi rientra nelle rigide 4 condizioni indicate dalla precedente sentenza della Consulta, senza appunto ulteriori forzature.