CANADA PUBBLICA I DATI SULL’EUTANASIA NEL 2023: UN BOOM DI “MORTE DOLCE”, ALLARME IN OCCIDENTE
Siamo davvero sicuri che 15mila e più morti in un solo anno si possano catalogare come un successo per la pietà e la dignità umana? Il dibattito è apertissimo in Canada, dove il governo Trudeau ha comunicato negli scorsi giorni i numeri sull’eutanasia e su chi ne ha usufruito negli ultimi mesi. Ricordando come la legge sul suicidio assistito sia in vigore dal 2016, sulla scia di leggi simili già esistenti in Occidente, tra Olanda e Belgio, il Paese più vicino agli Stati Uniti per tradizione e geografia registra una crescita del 16% in un solo anno delle richieste di eutanasia, con numeri choc pubblicati sugli effettivi decessi con la “dolce morte”.
Ne parla oggi il “Corriere della Sera”, a cui va riconosciuto il merito di aver presentato dati inquietanti in un contesto come quello italiano, dove la polarizzazione sul tema eutanasia (da noi più che altro sul “suicidio assistito medicalmente”, ndr) rende difficile una discussione franca. Lo scorso anno, infatti, il Paese di Trudeau ha registrato un netto aumento delle eutanasie rispetto agli anni precedenti: ben 15.300 canadesi hanno deciso di porre fine alla propria vita, rappresentando quasi il 5% dei decessi complessivi avvenuti in Canada nel 2023. Il rapporto aggiunge – in maniera arbitraria e con un controverso modo di interpretare i dati medici – che il 96% delle persone avrebbe richiesto l’eutanasia ma sarebbe comunque «morto naturalmente» per la patologia pregressa, mentre il 4% avrebbe scelto questa strada per la troppa sofferenza della propria malattia grave.
EUTANASIA CANADA TRA INVALIDI E MALATI TERMINALI: LA MANCANZA DI “CURA” E LA LIBERTÀ A RISCHIO
Se si vuole infine dare un ultimo sguardo ai numeri choc sull’eutanasia in Canada, occorre ribadire come 1 persona su 20, nel Nord America, abbia fatto ricorso a tale diritto, mentre ben il 96% degli interessati appartiene ad “etnia bianca”: questo dato dimostra che il tema generale dell’eutanasia riguarda spesso le fasce di popolazione maggiormente benestanti e meglio collocate socialmente. Fine dei numeri, come purtroppo “fine vita” per molti dei cittadini canadesi davanti all’unica scelta considerata “giusta” dall’opinione pubblica, martellante in questi anni a favore della “dolce morte”.
Va da sé che l’eutanasia rappresenti un estremo ricorso in casi molto disperati, sui quali, al netto delle divisioni ideologiche, bisognerebbe evitare di soffermarsi vista l’immensa singolarità delle varie situazioni umane dietro quel tipo di scelta. Il tema, infatti, è un altro: l’esaltazione come “modello” di un Paese, il Canada, che nel 2021 ha aperto all’eutanasia anche in casi di malattie non terminali e che ora punta dritto alla possibilità di erogare la “dolce morte” anche per chi soffre di problemi mentali, depressioni e simili. La Chiesa canadese critica da tempo duramente la legislazione di Trudeau in materia di “diritti”, così come diverse associazioni – tra cui la più impegnata, “Cardus” – ribadiscono che la crescita spaventosa dei decessi per eutanasia rappresenta uno sviluppo «allarmante e inquietante» per i programmi di “dolce morte” sempre più in evoluzione oltre Oceano.
Ciò che colpisce, al netto delle scelte legittime e libere di ciascuna persona, è la mancanza palesata dallo Stato e dalla società canadese: una mancanza di alloggi o sussidi di invalidità, che ha spinto diversi media a Ottawa a focalizzarsi sulle scelte di alcune persone affette da disabilità che hanno ottenuto l’eutanasia; una mancanza di cultura per le cure palliative, che in alcuni casi potrebbero essere decisive per lenire i dolori dei malati terminali senza giungere a una drastica morte. In definitiva, una mancanza di “cura”, tanto umana quanto medica, che porta alle estreme conseguenze sulla scelta “fatale” finale proprio per l’assenza di un’alternativa, di una proposta che salvaguardi l’integrità dell’essere umano. Una “mancanza” di libertà ammantata del suo contrario, ovvero l’assoluta presenza di libertà di scelta: questo paradosso tutto occidentale è quanto di più allarmante il Canada “racconti” con questi dati sul fine vita.