CORRE L’EUTANASIA IN CANADA: LA DENUNCIA DI DUE MALATI SUL SISTEMA CHOC DELLA SANITÀ DI STATO

Se l’Olanda è la “patria” dell’eutanasia in Europa, a livello internazionale uno dei Paesi certamente più “spinti” sul tema del suicidio assistito di Stato è certamente il Canada di Justin Trudeau: dal 2016 al 2023, in soli 7 anni di legge pro-eutanasia, i morti sono già stati più di 31mila, con un aumento del 32% dopo l’inizio della pandemia Covid. Dietro però al “sogno liberal” di un Paese con l’autodeterminazione e la (presunta) libertà alla portata di tutti, si nascondono spesso storie strazianti, al limite dell’ignobile, come il racconto fatto da una malata di cancro (per fortuna guarita) sulla carenza del sistema sanitario canadese.



Intervistata lo scorso 30 maggio dalla rivista UnHerd, Allison Ducluzeau ha raccontato della sua incredibile vicenda iniziata nel 2022 alla scoperta di un grave cancro addominale apparentemente incurabile: secondo infatti il giudizio di diversi medici in Canada, la cittadina non avrebbe avuto possibilità di superare il tumore con le cure esistenti e le hanno quindi proposto la morte assistita in due diverse occasioni. Come però racconta la stessa Allison alla rivista canadese, non si è data per vinta neanche quando addirittura al telefono le avrebbero consigliato l’iter dell’eutanasia. Sentendo diversi esperti professori negli Stati Uniti (ad una cifra già considerevole di spesa), le è stato consigliato un’operazione in quanto il suo cancro era assolutamente guaribile.



Come racconta ancora la sfortunata protagonista su UnHerd, si è subito rivolta al sistema sanitario del Canada per cercare un oncologo in grado di operarla: mesi di attesa e rimbalzi vari l’hanno costretta ad operarsi privatamente al costo di circa 200mila dollari (aiutata da un crowdfunding che ha messo in piedi). «Non abbiamo un buono standard per la cura del cancro in Canada», racconta Allison, dicendosi molto preoccupata «per la morte assistita offerta dai medici in un sistema sanitario che sta collassando».

DALL’EUTANASIA ALLE CURE PALLIATIVE: LA CHIESA PROVA A CONTRASTARE LA CULTURA DELLA “DOLCE MORTE”

Secondo la signora Ducluzeau, è soprattutto il servizio oncologico in Canada ad essere profondamente carente e per questo la preoccupazione per l’innalzamento repentino dei casi di eutanasia di Stato è quantomeno fondata: secondo ancora la paziente Allison, la pericolosità della morte assiste sta nel fatto che può essere utilizzata «per togliere un po’ di pressione sui medici». Insomma, il tema è chiaro: costa tanto in termini di cure, personale e ricerca la sfida contro le gravi malattie (fisiche e anche mentali), mentre l’illusione della fine delle sofferenze con l’eutanasia – senza neanche provare spesso a curare per davvero – rischia di rendere il Canada il Paese della vita negata, altro che libertà.



Al racconto di Allison, illustrato anche su “La Verità” dal vicedirettore Francesco Borgonovo, si affianca quello di Jody Lance, malato di cefalea a grappolo e sfibrato da una lunga controversia giudiziaria con il Canada per chiedere senza inizialmente ottenere terapie alternative (psichedeliche) dopo il fallimento di tutte le altre cure provate. Anche in quel caso, il paziente era stato ritenuto idoneo all’eutanasia, consigliata prima di vincere il dibattimento in tribunale sull’ottenimento dei nuovi farmaci. Ha dunque gioco facile il quotidiano diretto da Belpietro a titolare «l’eutanasia serva a ridurre il costo dei sistemi sanitari», una denuncia che condividiamo appieno e per la quale la Chiesa cattolica sta provando, con fatica, a contrastare con tutte le forze in Canada.

Come racconta la stampa del Vaticano, appena una settimana fa la Conferenza Episcopale canadese ha tenuto a Toronto una conferenza sulle cure palliative per promuovere la dignità umana nel fine vita: il Simposio “Verso una narrativa di speranza: un simposio internazionale interreligioso sulle cure palliative”, spiega presidente della Conferenza episcopale locale monsignor William MacGrattan, serviva a far capire come vi è un’urgenza totale nel rispondere adeguatamente «all’eutanasia e al suicidio assistito» che sempre più spopola nel Canada dell’ultra liberal Trudeau. «Crediamo nella santità e nella dignità di tutta la vita umana, dal concepimento alla morte naturale», spiega il vescovo canadese seguendo l’impulso di Papa Francesco, sottolineando infine come le cure palliative possono essere non solo un supporto «fisico ed emotivo, ma soprattutto un supporto spirituale. È la risposta che la nostra società deve avere di fronte all’eutanasia e al suicidio assistito».