Sono passati pochi giorni dalla sentenza storica della Corte Costituzionale in merito ai delicati temi di eutanasia, fine vita e suicidio assistito e il principale protagonista dell’intera vicenda – Marco Cappato, sotto processo per aver accompagnato a morire in Svizzera Dj Fabo (Fabiano Antoniani, ndr) – racconta a Le Iene (servizio dedicato questa sera alle 21.20 su Italia1) l’intera storia ricostruita con questo ultimo, decisivo, capitolo. «La parola di dj Fabo da vivo è stata determinante», spiega il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni facendo riferimento alla novità lanciata dalla Consulta che per la prima volta distingue aiuto e istigazione al suicidio. Ora il Parlamento è chiamato a legiferare sull’eutanasia e il suicidio assistito in Italia, ma il giudizio della Corte è chiaro: «l’aiuto al suicidio non è punibile se la patologia del malato è irreversibile e la sofferenza intollerabile», fatti presenti i quattro “distinguo” a difesa dei più indifesi stabiliti dalla stessa Consulta (qui il focus, ndr). «Fabo invitava non a seguire un modello, ma parlava di se stesso», racconta ancora Cappato a Giulio Golia, la Iena che con i Radicali fin dai primi tempi della vicenda di Dj Fabo fece da megafono per la richiesta di legislazione sull’eutanasia anche in Italia; «Sarebbe criminale non fornire aiuto a persone che magari vogliono morire perché sono disperate». Secondo Cappato, dopo una sentenza del genere Dj Fabo avrebbe detto «che grandissimo e bellissimo casino che ho combinato».
EUTANASIA: CAPPATO, DJ FABO E LA SENTENZA
Restano però diversi e molti dubbi sia giuridici, sia politici e sia ovviamente etici dietro alla decisione che apre le porte in Italia alla legalizzazione del suicidio assistito: come ha spiegato su queste pagine il medico Felice Achilli, «nessuno può aiutare la morte, ma solo il desiderio di vivere […] la decisione della Consulta ha avvallato una esasperata ed irrealistica concezione dell’autonomia del paziente». Al plauso di gran parte della società civile – «finalmente una conquista di libertà» hanno esultato Pd, M5s e gran parte delle associazioni dei diritti civili – si contrappone la Chiesa e alcune voci autonomie tanto nella medicina quanto nella politica: sempre sul Sussidiario abbiamo ospitato l’intervento di Paola Binetti subito dopo la sentenza della Corte che ha spiegato come il «gioco dei diritti» con tale decisione della Consulta «diventa una sconfitta civile»; non solo, per la politica Udc «Il concetto di dignità si traduce con un diritto esplicito alle cure e con un’esigibilità concreta di quanto previsto dalla legge sulle cure palliative, piuttosto che dalla legge sul dopo di noi. Ferma restando la libertà del soggetto a fare le sue scelte, la politica non può rendersi complice della sua morte dopo avergli sottratto quello a cui ha diritto». La “battaglia” è destinata a perdurare anche perché, al netto della vicenda Cappato-Dj Fabo, ora la politica è comunque chiamata a preparare una legge e con il Parlamento così diviso non sarà certamente una pratica “semplice” da dirimere.