L’ALLARME DELLA CEI SULL’EUTANASIA IN ITALIA
Il caso Indi Gregory e il suicidio assistito della regista Sibilla Barbieri ha nuovamente riaperto a livello mediatico il dibattito sull’eutanasia e il fine vita, anche se in realtà è da dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul caso Dj Fabo-Cappato (e dopo la specifica sentenza della Cassazione) che in Italia si ha un primo vero iter per la morte medicalmente assistita. Una sorta di preambolo all’eutanasia, secondo l’allarme che risuona dalla CEI nel Messaggio per la 46esima Giornata Nazionale per la Vita (che si celebrerà il 4 febbraio 2024 sul tema “La forza della vita ci sorprende”).
«Cos’è che rende una vita degna e un’altra no? Quali sono i criteri certi per misurare la felicità e la realizzazione di una persona?», si chiede la Conferenza Episcopale Italiana nel lungo messaggio dedicato alla Giornata per la Vita. Il rischio è che prevalgano considerazioni di carattere utilitaristico o funzionalistico ed è per questo che viene risollevato il grido di allarme per la messa a rischio della vita stessa: «destano grande preoccupazione gli sviluppi legislativi locali e nazionali sul tema dell’eutanasia». Secondo la CEI, gli sbagli del passato rischiano di ripetersi oggi, «favoriti dalle crescenti possibilità che la tecnologia oggi offre di manipolare e dominare l’essere umano, e dal progressivo sbiadirsi della consapevolezza sulla intangibilità della vita». Mentre tutti ormai deprechiamo, giustamente, le negazioni della vita perpetrate nel passato – «spesso legittimate in nome di visioni ideologiche o persino religiose per noi inaccettabili» – i vescovi italiani si pongono la tutt’altro che banale questione: «Siamo sicuri che domani non si guarderà con orrore a quelle di cui siamo oggi indifferenti testimoni o cinici operatori? In tal caso non basterà invocare la liceità o la “necessità” di certe pratiche per venire assolti dal tribunale della storia».
CEI, IL MESSAGGIO PER LA GIORNATA DELLA VITA: “TROPPE ESISTENZE NEGATE”
«Per i credenti, che guardano il mistero della vita riconoscendo in essa un dono del Creatore, la sua difesa e la sua promozione, in ogni circostanza, sono un inderogabile impegno di fede e di amore»: il messaggio della CEI per la Giornata per la Vita è un insieme di moniti e di testimonianze, tutte tese a ribadire come l’esistenza sia un dono prezioso e non scontato. «Sono numerose le circostanze in cui si è incapaci di riconoscere il valore della vita tanto che, per tutta una serie di ragioni, si decide di metterle fine o si tollera che venga messa a repentaglio», scrivono i vescovi italiani considerando le esistenze dei “nemici” in guerra, dei lavoratori sfruttati, delle donne vittime di violenze, dei malati cui spesso la vita viene considerata «indegna di essere vissuta» e dei bimbi nati e non nati.
Rimanendo sul tema dell’eutanasia, la CEI scrive: «La vita dei malati e disabili gravi viene giudicata indegna di essere vissuta, lesinando i supporti medici e arrivando a presentare come gesto umanitario il suicidio assistito o la morte procurata». Dal fine vita alla vita non “ammessa” con l’aborto: «La vita dei bambini, nati e non nati, viene sempre più concepita come funzionale ai desideri degli adulti e sottoposta a pratiche come la tratta, la pedopornografia, l’utero in affitto o l’espianto di organi. In tale contesto l’aborto, indebitamente presentato come diritto, viene sempre più banalizzato, anche mediante il ricorso a farmaci abortivi o “del giorno dopo” facilmente reperibili». Sono tante, troppe le “vite negate”, conclude la CEI, «cui la nostra società preclude di fatto la possibilità di esistere o la pari dignità con quelle delle altre persone». Anche per questo motivo la Giornata assume una valenza ecumenica e interreligiosa, conclude la Chiesa italiana, «richiamando i fedeli di ogni credo a onorare e servire Dio attraverso la custodia e la valorizzazione delle tante vite fragili che ci sono consegnate, testimoniando al mondo che ognuna di esse è un dono».