La Cei, Conferenza episcopale italiana, è tornata in queste ore a esprimersi sull’argomento eutanasia, che da sempre divide e alimenta la discussione in tutto lo Stivale (e non solo). In particolare, in occasione dell’ultima riunione della presidenza CEI, tenutasi nella giornata di ieri, martedì 17 agosto 2021, in sessione straordinaria online, è stata espressa grave inquietudine per ciò che concerne la raccolta di firme per il referendum che mira a depenalizzare l’omicidio del consenziente, aprendo di fatto all’eutanasia nel nostro Paese.
In particolare, come asserito nel corso del rendez-vous telematico, “chiunque si trovi in condizioni di estrema sofferenza va aiutato a gestire il dolore, a superare l’angoscia e la disperazione, non a eliminare la propria vita. Scegliere la morte è la sconfitta dell’umano, la vittoria di una concezione antropologica individualista e nichilista, in cui non trovano più spazio né la speranza, né le relazioni interpersonali”.
CEI: “NON C’È COMPASSIONE NELL’EUTANASIA, BISOGNA SOLO ASSICURARE IL DIRITTO A MORIRE NELLA MAGGIORE SERENITÀ POSSIBILE”
Il resoconto del pensiero dei vertici della Conferenza episcopale italiana in materia di eutanasia è stato pubblicato sul portale telematico ufficiale Cei, su cui sono state aggiunte ulteriori riflessioni che arricchiscono il punto di vista espresso dall’assemblea permanente dei vescovi nostrani. In particolare, nelle righe successive viene affermato che non vi è alcuna espressione di compassione nell’aiutare a morire.
Contestualmente, viene spiegato a chiare lettere che “il Magistero della Chiesa ricorda che, quando si avvicina il termine dell’esistenza terrena, la dignità della persona umana si precisa come diritto a morire nella maggiore serenità possibile e con la dignità umana e cristiana che le è dovuta (Samaritanus bonus, V, 2)”. Insomma, un punto di vista chiaro e assolutamente coerente e in linea con le osservazioni esplicitate già in passato.