APERTO IN FRANCIA IL DIBATTITO SULL’EUTANASIA: COSA STA SUCCEDENDO

Si apre venerdì il convegno in Francia aperto ai cittadini sul tema dirimente dell’eutanasia: “Convenzione dei cittadini sul fine vita” è il titolo del dibattito pubblico voluto fortemente dal Governo Macron e dal Comitato consultivo nazionale di etica (CCNE) per discutere riguardo la possibilità di modificare o meno la legge vigente in Francia “Claeys-Léonetti” (che risale al 2016). Criticata da anni, specie dalla sinistra francese, perché limitante i casi di eutanasia e suicidio assistito, la legge approvata 6 anni fa disegnava i contorni della legislazione a Parigi circa la proporzionalità delle cure e l’opposizione all’accanimento terapeutico: dopo le promesse del Presidente Macron in campagna elettorale, un nuovo possibile disegno di legge che apra al fine vita è in discussione in Parlamento. «Sono convinto che dobbiamo muoverci perché ci sono situazioni disumane che persistono e alle quali dobbiamo dare risposte», è quanto sostenuto ancora in queste settimane dal Capo dell’Eliseo.



Alcune aperture sono state siglate dal CCNE, con però la parte più fervente cristiana che denuncia possibili storture di una legge che porterebbe un pericoloso “diritto alla morte”: per alcun membri del Comitato, va mantenuto l’impianto della legge Leonetti in quanto quel testo «prevede la simultaneità delle misure da prendere in modo che questo sviluppo legislativo possa essere inserito in un quadro etico: una legalizzazione degli aiuti attivi alla morte e allo stesso tempo la garanzia dell’accesso per tutti alle cure palliative». Il dibattito è già molto acceso e un importante spunto arriva a ridosso della “Convenzione dei cittadini” da una parte “insospettabile” per quanto sostiene di norma: «Fine vita: cambiare la legge senza creare un diritto alla morte», è il titolo di un approfondimento di “Liberation”, storico quotidiano della sinistra comunista francese. I dubbi e le interlocuzioni sono su entrambi i “fronti” in un dibattito che si appresta ad essere assai complicato ancor prima di cominciare l’effettiva discussione in Parlamento.



LO SPUNTO SU “LIBERATION” CHE SPIAZZA: “NO DIRITTO ALLA MORTE”

I cittadini che partecipano alla “Convenzione dei cittadini sul fine vita” – che inizia venerdì – sono invitati a rispondere alla domanda se il sistema giuridico francese sia sufficiente o se debba essere autorizzata l’assistenza attiva alla morte. L’eutanasia è stata in qualche modo “promessa” dal Presidente Macron per il futuro della legislatura, con però i dovuti “freni” in carico per l’appunto al Comitato etico nazionale. Su “Liberation” – che pur mantiene l’imprinting progressista favorevole alla possibilità, in alcuni casi, di ricorrere all’aiuto di Stato per la “dolce morte” – ci si interroga sull’effettiva sensatezza di un tipo di legge simile a quanto esistente nelle vicine Belgio e Olanda. Dal 2016, i pazienti in fin di vita (con prognosi di pochi giorni o addirittura di poche ore) possono beneficiare, se lo desiderano, di una sedazione profonda e continua fino alla morte: questo quadro legislativo coperto dalla legge Leonetti, soddisfa la maggior parte dei casi, ma presenta anche delle “lacune”. «Alcuni pazienti che hanno ricevuto cure palliative non vogliono più usufruirne e rifiutano di aspettare la fine della vita per avere diritto a una sedazione profonda e continua», denuncia il quotidiano della sinistra francese.



Diverse le obiezioni che svelano un tema da non sotterrare: «C’è qualche obiezione al fatto che queste persone, in fase avanzata o terminale di una malattia, chiedano l’assistenza alla morte? Dobbiamo proporre una legge che tenga conto di questi casi minoritari? Ma come possiamo soddisfarli senza aprire un diritto alla morte che comporta il rischio di una dinamica inclusiva che estenderebbe il suicidio assistito e l’eutanasia agli anziani dementi, alle persone con gravi disabilità o depressione, e persino a chiunque voglia uccidersi». Ci troviamo addirittura concordi qualora “Liberation” rileva che il suicidio assistito «non è il compimento di una vita, ma una scelta che rappresenta l’ultima risorsa». Chiara qui poi la distanza che intercorre con il giudizio netto della Chiesa Cattolica in merito all’eventualità dell’eutanasia in Francia: «possiamo aiutare attivamente una persona a morire? Possiamo chiedere a qualcuno di aiutare attivamente a morire? Uccidere per eliminare la sofferenza non è né una cura né un accompagnamento, ma è piuttosto eliminare la persona sofferente e interrompere ogni relazione», si legge nella lettera pubblica “O Morte, dov’è la tua vittoria?“ diffusa dalla Conferenza Episcopale francese. «La legge non è destinata a coprire tutte le situazioni e non deve sostituire il dialogo tra il paziente e l’équipe di cura», riflette “Liberation” aprendo il prossimo dibattito pubblico con presenti cittadini estratti a sorte per discutere/dirimere le proposte sul campo dell’eutanasia. Serve saggezza e comprensione, apertura e il contrario dell’ideologia, ovvero la libertà: occorre intendere cosa lo Stato debba/non debba fare, specie in una dimensione europea che – sorta sulla culla delle radici giudaico-cristiane e illuministe – si permea sulla cultura e la bellezza della vita.