L’ALLARME DELLA TEOLOGA IN FRANCIA: “LEGGE EUTANASIA, ECCO PERCHÈ LA RISERVA DI PARTE DEL COMITATO DI ETICA”
«Meno riusciamo a parlare della morte, più desideriamo che avvenga in fretta»: ha le idee chiare e tutt’altro che preconcette Marion Muller-Colard, teologa cristiano protestante e membro del Comitato consultivo nazionale di etica (CCNE) in Francia, intervistata da “La Croix”. Il tema dell’eutanasia riacceso negli ultimi mesi – per volere del Presidente Emmanuel Macron – ha portato alla formulazione di un dibattito pubblico sorto proprio dal CCNE per valutare eventuali ampliamenti della legge sul fine vita e sul suicidio assistito: «Sono convinto che dobbiamo muoverci perché ci sono situazioni disumane che persistono e alle quali dobbiamo dare risposte», è il mantra che ripete il Presidente dell’Eliseo fin dalla campagna elettorale. Davanti alle prime “aperture” fatte dal Comitato, vi sono 8 membri che hanno sì siglato il parere finale con però una riserva sostanziale: «Questa opinione è stata un lungo processo di lavoro e credo che siamo andati il più possibile alle discussioni. Abbiamo cercato di parlare con una sola voce e abbiamo cercato di integrare le riserve reciproche. Il testo della maggioranza prevede la simultaneità delle misure da prendere in modo che questo sviluppo legislativo possa essere inserito in un quadro etico: una legalizzazione degli aiuti attivi alla morte e allo stesso tempo la garanzia dell’accesso per tutti alle cure palliative».
Il tema posto dalla teologa protestante si avvicina molto alle osservazioni fatte in esclusiva al “Sussidiario.net” dalla già senatrice Udc Paola Binetti: «la tradizione giudeo-cristiana, supportata da innumerevoli testimonianze scientifiche ha preferito l’incoraggiamento delle cure palliative, che permettono un pieno rispetto della dignità della persona e nello stesso tempo fanno dell’etica della cura la vera sfida della Medicina del futuro». Non solo, tanto Binetti quanto anche la teologa Muller-Colard le cure palliative non devono diventare un “diritto debole” facendo a quel punto risultare l’eutanasia come l’obiettivo più facile e diretto da realizzare. «Sono una di quelli che pensano che una tale legge sia possibile solo in un sistema di Salute nazionale impeccabile», riflette la scrittrice e membro del CCNE. «Tuttavia, ad oggi non c’è accesso al 100% alle cure palliative negli ospedali di Francia, quindi non può essere offerta nessuna alternativa sistematica» all’angoscia espressa delle persone che intendono manifestare la volontà di porre fine alla propria vita, «non possiamo dire a queste persone che la sofferenza e il dolore che sentono potrebbero essere lenite dalle cure palliative. La mia posizione è: prima accessibilità al 100% alle cure palliative, e poi discutiamo».
TEOLOGA MULLER-COLARD: “MENO PARLIAMO DI MORTE E PIÙ DESIDERIAMO CHE AVVENGA IN FRETTA”
Muller-Colard non esclude a priori la discussione sul tema del fine vita e di una legge dello Stato che possa inquadrare a livello normativo la questione, solo però con uno schema molto rigido che impedisce la pericolosità di “promettere” la morte a chiunque “se lo sente”. «Sono sensibile alla questione di una morte che non è violenta, che è spesso suicidio praticato in piena autonomia. Ma poi siamo in un paradosso di autonomia, poiché rivendichiamo una piena autonomia del soggetto ma che richiede solidarietà. Il paradosso di questo tipo di autonomia deriva dalla negazione di appartenenza a un corpo sociale». Difficile parlare di “autonomia” quando con la legge sull’eutanasia si portano anche altri soggetti ad essere “attori” protagonisti della propria scelta di morire.
Si chiede ancora provocatoriamente la teologa protestante a “La Croix”, «sicuri che aiutare a morire è una libertà che non sfida gli altri?»: legalizzare l’eutanasia eleva l’autonomia ma rischia di “cancellare” la solidarietà, come richiamavano i vescovi della Conferenza Episcopale di Francia nella lettera pastorale molto dura sul fronte della legge Fine Vita. «Il desiderio di pochi dovrebbe portare la nostra società a proporre la morte a tutti gli incurabili, mettendo a rischio l’intera dinamica della cura», spiegano i vescovi cattolici, «Tutti dovrebbero essere preparati alla malattia e alla morte . Non lo facciamo preoccupandoci, immaginando il peggio, ma imparando a sfruttare ogni momento per avvicinarci a Dio e agli altri. Chiediamo la grazia di capire che essere dipendenti non è una caduta». Un altro tema che rischia di essere non considerato nella discussione circa l’eutanasia in Francia, conclude Marion Muller-Colard, è quello della dignità: «Per me essere una vita degna potrebbe non essere la stessa cosa. E questo è un po ‘come il limite del dibattito, la definizione di ciò che è degno o no. Soprattutto perché anche la fine della vita è prevenuta da molta immaginazione». La teologa si chiede sinceramente a chi appartenga la nostra morte (così come la nostra vita, è ovviamente strettamente connesso): «Appartiene alla medicina, alla società? Ho l’impressione che meno possiamo parlare della morte e più vogliamo che accada rapidamente. Cosa mi colpisce, È che siamo una società che metterà tutto a posto per non morire, ma ci sarà chi poi, quando fallisce questo, chiederà di morire il più rapidamente possibile. Mi sembra surreale che gli amici della mia età (44 anni, ndr) non abbiano mai visto decessi, per esempio. Da parte mia, vorrei che il 2023 fosse – prima di essere l’anno di un possibile cambiamento legislativo – l’anno in cui la morte diventa un argomento».