“EUTANASIA, LA VIA EUROPEA ALLA MORTE”: IL MONITO DI HOUELLEBECQ
Contro il fondamentalismo islamico, avverso alle élite politicamente corrette e (non da oggi) profondamente contrario all’eutanasia, nonostante si definisca sempre agnostico: stiamo parlando di Michel Houellebecq, uno degli intellettuali più noti ma anche più discussi di Francia per le sue tesi che in molti “scambiano” con una professione politica di destra. Invece per le divisioni politiche e gli scontri “ideologici” interessano ben poco al tormentato autore di “Annientare” e “Sottomissione”: nel suo ultimo saggio pubblicato su “Harper’s” Houellebecq condanna quella che lui chiama “la via europea alla morte”, ovvero l’eutanasia e le pratiche di fine vita messe in atto dallo Stato. Il tutto mentre in Francia è in corso la discussione pubblica circa il disegno di legge del Governo Macron di istituire l’effettiva eutanasia medica per legge.
«Ippocrate visse molto prima dell’avvento del cristianesimo: un fatto significativo. Tutti gli oppositori dell’eutanasia che conosco sono ferventi cristiani; come unico agnostico tra loro, a volte mi sento incompreso. Non perché dubitano delle mie convinzioni, che ho espresso fin troppo coerentemente, ma perché le mie motivazioni sfuggono loro, o almeno così mi sembra», scrive il romanziere francese intervenuto sulla rivista americana. Houllebecq realizza come sia difficile e faticoso, al giorno d’oggi, vivere in un Paese in cui le leggi «sono disprezzate» tanto se sanzionano atti «che non hanno nulla a che fare con la morale, sia che condonino atti moral- mente abietti». Ciò che però è ancora vissuto in maniera peggiore dallo scrittore agnostico è il vivere «tra persone che si cominciano a disprezzare per la loro sottomissione a queste leggi che disprezzano e per la loro avidità nel chiederne di nuove». Dalla Francia al Belgio, dalla Svizzera al Lussemburgo fino a Olanda e Spagna: secondo Houellebecq l’Europa di tradizione cristiana si è “arresa” alle spinte del mondo. In questo senso l’eutanasia «sta diventando il modo europeo di morire. Stiamo dimostrando ancora una volta il nostro debole rispetto per la libertà individuale e un malsano appetito per la microgestione, uno stato di cose che chiamiamo ingannevolmente welfare ma che è più precisamente descritto come servitù. Questa miscela di estrema infantilizzazione, con la quale si concede a un medico il diritto di porre fine alla vita, e un desiderio petulante di ‘libertà finale’, è una combinazione che, francamente, mi disgusta».
MICHEL HOUELLEBECQ: “EUTANASIA È UNA FALSA LIBERTÀ PROGRESSISTA”
Pensare di morire “bene” con l’eutanasia e il suicidio assistito, oltre ad essere una “utopia” è pure una falsa “libertà”, disgustosa per Houllebecq: sempre sulla rivista Usa, lo scrittore francese espone non solo la sua concezione di dolore fisico («ma in tutti i casi di agonia fisica che ho sperimento, la morfina è stata sufficiente ad alleviare il dolore. Ai giorni nostri – questo va detto chiaramente e ripetuto costantemente – il dolore fisico può essere sconfitto»), ma rileva un’altra menzogna intellettuale ben peggiore.
«In quasi tutti i paesi, le epoche storiche, le religioni, le civiltà e le culture, l’agonia è stata considerata un aspetto cruciale della nostra esistenza […] Che crediate o meno nell’esistenza di un Creatore che vi chiamerà a rendere conto del vostro operato, questo è il momento dell’addio, l’ultima occasione per vedere certe persone», scrive Houellebecq entrando a gamba tesa sul tema: «Troncarlo è empio (per chi crede) e immorale (per chiunque). Questo è quanto ci dicono civiltà, religioni e culture che ci hanno preceduto, ed è ciò che il cosiddetto progressismo si prepara a distruggere». Secondo lo scrittore inviso all’Islam radicale, non è mai compito dei medici «porre fine alla vita», anzi sarebbe proprio «l’esatto contrario del loro compito». Già due anni fa, quando emersero i primi tentativi dell’Assemblea Nazionale di aggiornare la legge sul fine vita in Francia, Houellebecq prese posizione molto netta in materia: «Un Paese che legalizza l’eutanasia perde ogni diritto al rispetto», scriveva su “Le Figaro”, aggiungendo che nessuno dovrebbe essere costretto a scegliere tra soffrire e morire. Sposando la tesi della Chiesa Cattolica, lo scrittore agnostico si dice convinto che la palliazione debba essere il criterio da proporre ai malati e agli anziani di fronte al dramma della malattia.