Intorno all’idea di eutanasia il monsignor Vincenzo Paglia pensa che “c’è la tentazione di una nuova forma di eugenetica: chi non nasce sano, non deve nascere. E insieme con questo c’è una nuova concezione salutistica per la quale chi è nato e non è sano, deve morire. Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita lo ha detto in un’intervista a Vatican News, in cui ha sottolineato che, sul tema che in questi giorni ha visto una raccolta firme“si sta incuneando nella sensibilità della maggioranza una concezione vitalistica della vita, una concezione giovanilistica e salutistica in base alla quale tutto ciò che non corrisponde a un certo benessere e a una certa concezione di salute viene espulso”.



A proposito della “concezione salutistica” legata al dibattito sul fine vita e sull’eutanasia, il monsignor Vincenzo Paglia ha espresso profonda preoccupazione: “Questa è una pericolosa insinuazione che avvelena la cultura. In questo senso, è indispensabile che la Chiesa ricordi a tutti che la fragilità, la debolezza, è parte costitutiva della natura umana e dell’intero creato. La debolezza chiede l’urgenza della fraternità perché è nella fraternità che ci si prende cura gli uni degli altri. È nella fraternità che ci si sorregge. È nella fraternità – ricordiamo l’enciclica “Fratelli tutti” – che possiamo delineare un futuro più umano per tutti”.



Monsignor Vincenzo Paglia: “La chiesa deve ripartire dalle persone deboli e dimenticate”

Il monsignor Vincenzo Paglia, oltre a dire il suo pensiero in merito a fine vita ed eutanasia, ha detto che bisogna prestare attenzione ai più deboli: “La Pontificia Accademia per la Vita (di cui Paglia è presidente, nominato da Papa Francesco) ha voluto richiamare tutti, in questi ultimi mesi e proprio a causa della pandemia, a riflettere su quelle persone che sono state di fatto scartate e dimenticate. Persone che hanno pagato amaramente la pandemia. Mi riferisco agli anziani, ai disabili, ai bambini. È urgente ripartire dai deboli, dai più fragili, potremmo dire delle periferie della vita per poter edificare un mondo che sia davvero pienamente umano per tutti. Nessuno deve essere lasciato indietro”.



Il monsignor Paglia ha poi aggiunto: “Il contenuto stesso della parola “vita” si è allargato. È stata creata una Fondazione apposita su tutto il tema delle nuove tecnologie e sull’intelligenza artificiale. Anche questo è un punto cruciale proprio perché dalle nuove tecnologie il tema della vita riceve l’urgenza di una nuova frontiera che deve essere percorsa. E questo non solo in rapporto alla tecnica. Siamo in un tempo in cui la tecnica rischia di essere la nuova religione dell’avvenire. In questo senso, la Pontificia Accademia per la Vita ritiene necessario che sia la teologia sia la scienza debbano trovare una nuova alleanza, un nuovo dialogo e un nuovo incontro”.