Il diritto all’eutanasia in buona parte del mondo, Italia inclusa, nell’ultimo periodo è diventata una delle “battaglie” sanitarie più discusse e criticate. Tra paesi che non la permettono in nessun caso, ed anzi la puniscono anche se viene fatta all’estero (come l’Italia), e paesi che, invece, la consentono in determinate casistiche e condizioni di salute, il Canada per molti è diventato una sorta di esempio.
Come tutti gli esempi, però, anche quello dell’eutanasia in Canada, può essere visto sia con accezione positiva, che, purtroppo, negativa. La decisione di introdurre una legge sul fine vita, chiamata MAID, infatti, è stata presa molto in anticipo rispetto ai tempi moderni, entrando in vigore nel 2016. Se all’inizio, come forse per tutte le novità, i cittadini canadesi si sono dimostrati piuttosto restii, negli ultimi anni c’è stato un vero e proprio boom di richieste. Sono, infatti, 13.500 i casi di eutanasia nel solo 2022, con un aumento del 35% rispetto all’anno precedente, con la regione del Quebec che ha registrato, da sola, un aumento pari al 51%. Di fatto, rappresenta la terza causa di morte per il Canada, con un’incidenza del 7% sul computo complessivo, superata solo dal cancro e dai problemi cardiaci.
L’allarme sull’eutanasia in Canada
La ragione attorno a cui ruota l’aumento di casi di eutanasia in Canada è soprattutto il fatto che la legge sia estremamente permissiva, concedendo di richiederla per ogni “condizione medica irrimediabile” che “non può essere alleviata in condizione che la persona ritiene accettabili”. Secondo il professore Scott Kim la legge, negli ultimi anni, è passata dall’essere una risorsa finale, ad “una terapia di prima linea accessibile in gran parte su richiesta in circostanze molto ampie in risposta alla sofferenza associata a malattie mediche o disabilità”
Il professor Trudo Lemmens, parlando dell’eutanasia in Canada, ha detto che gli sembra sia diventata “una forma di riduzione del danno” perché la offrono “quando le persone non hanno un accesso adeguato al supporto sociale e alle cure”. Tra le tante critiche mosse alla legge, di particolare attenzione sono state anche le parole del professor Peter Singer, finito sotto accusa per aver proposto l’eutanasia ai neonati malati. Lui ritiene accettabile che “se i genitori hanno un neonato con una grave disabilità e quel bambino ha bisogno di un respiratore per sopravvivere, i medici [possano invitare] i genitori a decidere se permettere al bambino di morire“.