Dopo che sono state depositate le 1.2 milioni di firme necessarie per chiedere un referendum sull’eutanasia, l’Avvenire ha fatto i conti cercando di calcolare quante potrebbero essere le morti assistite in Italia, sulla base dei dati degli stati in cui la legge è già in vigore, leggasi Olanda, Canada, Belgio e Australia e via discorrendo. In Olanda nel 2020 le segnalazioni sono state 6.938, il numero più alto dal 2002, da quando cioè è entrata in vigore la legge, con un aumento del 9 per cento rispetto alla rilevazione precedente. Il numero di cui sopra, escludendo le morti per covid, rappresenta inoltre il 4.5 per cento del totale dei decessi in Olanda, e se si trasferissero questi calcoli nel nostro paese si arriverebbe a circa 30mila morti di eutanasia.



“Basterebbe questo nudo numero – commenta L’Avvenire – per toccare con mano l’enormità del fenomeno, che si chiami eutanasia o con uno dei suoi tanti sinonimi: morte volontaria assistita, morte medicalmente assistita, suicidio razionale, suicidio assistito, morte pianificata, morte su richiesta, morte procurata”. Il dato di fatto è che le morti assistite risultano essere in aumento in tutti i paesi dove essere sono consentite, e la pandemia non sembra aver invertito questo trend, del resto «Sempre più generazioni – le parole di Jeroen Recourt, Presidente della Rte, commissione olandese che verifica ex post la legalità dei decessi procurati – vedono l’eutanasia come una soluzione per una sofferenza insopportabile… il pensiero che l’eutanasia sia un’opzione di fronte a una sofferenza senza speranza porta pace [a molte persone]».



EUTANASIA IN ITALIA, SI RISCHIANO 30MILA MORTI. E DATI UFFICIALI SONO SOTTOSTIMATI…

E più aumenta la domanda, più aumenta la risposta visto che in Olanda, nel corso degli ultimi anni si è sviluppata una vera e propria rete di professionisti per il fine vita assistito. Fra questi vi sono quelli della Expertisecentrum Euthanasie (Centro di Competenza per l’Eutanasia), che conta 140 fra dottori e infermieri. C’è poi la Coöperatie Laatste Wil, che permette di morire senza presenza di terzi, in un momento e in un luogo scelto dalla stessa vittima: «L’autodeterminazione è un diritto e un punto di partenza – si legge sulla home page del sito della stessa cooperativa – molte persone vogliono decidere da sole come e quando porre fine alla loro vita. Senza che un medico, un consulente o chiunque altro possa bloccarlo. Perché solo noi possiamo determinare se la nostra vita è finita o quando la sofferenza è insopportabile. Insieme, possiamo assicurarci di avere il controllo della fine della vita e di avere a disposizione le informazioni e le risorse necessarie». E secondo gli esperti il dato delle morti ufficiali risulta essere sottostimato rispetto a quello reale, rappresentando il 60 per cento dei decessi realmente procurati.

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