Quello di oggi, venerdì 25 giugno 2021, è un giorno storico per la Spagna, dove l’eutanasia viene riconosciuta ufficialmente dalla legge, rientrando a pieno titolo tra i diritti dei cittadini. La notizia sta rapidamente facendo il giro del web e, dalla Penisola iberica, giungono conferme all’interno di un dettagliato articolo redatto dai colleghi de “El País”.



In esso si ricorda che, dopo due decenni di dibattito sociale sulla questione e di proposte legislative fallite, la legge che regola l’eutanasia è entrata in vigore in data odierna e il Consiglio interterritoriale, presso il quale sono rappresentati il Ministero della Salute e le autonomie, ha dato il via libera due giorni fa a uno dei punti in sospeso della legge: il protocollo d’azione per il medico responsabile, ossia per il professionista sanitario scelto dal paziente per esaminare il suo caso e determinare se il paziente è in piena capacità di assumere una decisione tanto importante. Infatti, la legge prevede che, oltre ad essere maggiorenne e a soddisfare certi criteri clinici (soffrire di una malattia incurabile o di una malattia grave), la persona che richiede l’eutanasia deve essere “capace e cosciente al momento della richiesta”.



EUTANASIA IN SPAGNA DIVENTA LEGGE: “SE PAZIENTE INCAPACE DI INTENDERE E DI VOLERE O NON COSCIENTE…”

“El País”, circa la nuova legge sull’eutanasia in Spagna, ha precisato che, qualora il paziente non sia cosciente o sia incapace di intendere e di volere, potrà ottenere la “morte dolce” soltanto qualora abbia precedentemente sottoscritto un documento di intenti nel quale è inserita tale istanza. Inoltre, il protocollo d’azione propone un colloquio clinico iniziale per chiarire la capacità del paziente e, se il medico nutrisse dei dubbi, sarà possibile ricorrere a strumenti tecnici per valutare la capacità del paziente o, addirittura, effettuare una consultazione con un altro medico per chiedere una valutazione.



Le raccomandazioni del ministero includono anche il ricorso a strumenti di valutazione alternativi per determinare le capacità del paziente, indicati dal protocollo come “consigliabili”, ma sempre come un elemento “complementare e successivo alla valutazione clinica generale e alla deliberazione con il malato”. Nel dettaglio, si tratta di due guide a cui è stato fatto ricorso già in passato, ovvero l’Assessment of Capacity Assistance Tool (ACE) e l’Assessment of Capacity for Treatment Tool (MacCATT), che misurano anche se il paziente capisce ciò che gli viene detto, se conosce la sua malattia, se la sua decisione è condizionata da elementi esterni e se ha presenti le conseguenze della decisione che ha preso.