LETTA E IL PRESSING SUL FINE VITA

Con una lunga lettera su “La Repubblica” il segretario del Pd Enrico Letta invoca l’intervento immediato e rapido del Parlamento sul tema delicato del Fine Vita: dopo la bocciatura della Corte Costituzionale al Referendum presentato dall’Associazione Luca Coscioni sull’eutanasia legale, la “palla” passa ora unicamente alla politica che dovrà votare nelle prossime settimane la proposta di legge formulata da Alfredo Bazoli (Pd) e Nicola Provenza (M5s).



«Una politica fuori dal tempo, un Parlamento lontano dalla società», scrive Letta nel suo atto di accusa e assieme di incitamento a Camera e Senato affinché finiscano il rimpallo dei tempi sul tema suicidio assistito. «Perché tanta impellenza? Perché c’è una pressione dall’alto, cioè la sentenza della Corte Costituzionale del 2019 dopo il caso Cappato-Dj Fabo sul cosiddetto “suicidio assistito”. Ma anche perché c’è, e rimarrà forte, una spinta dal basso, specie dopo la bocciatura, da parte di quella stessa Corte, del quesito sull’eutanasia sostenuto da oltre un milione di cittadini», ribadisce il segretario del Partito Democratico. Letta insiste sull’urgenza di trovare un accordo più “largo” possibile per far approvare la proposta di legge in Parlamento: «Siamo chiamati a deliberare sull’autodeterminazione della persona e sulla sofferenza intima dell’essere umano in quanto tale. Esiste qualcosa di più universale? Credo di no». Con la stessa convinzione, sottolinea ancora l’ex Premier, «penso che nessuno – a destra o a sinistra, tra i laici o i cattolici – possa onestamente dirsi immune dal dubbio e non avvertire sulle proprie spalle il dovere di intervenire su un bisogno così urgente e lacerante».



A CHE PUNTO È LA LEGGE SUL SUICIDIO ASSISTITO

Citando i gesuiti de “La Civiltà Cattolica” nel loro porre una sorta di “via libera” parziale alla legge sul Fine Vita (che preferivano al referendum più spinto dei Radicali, ndr), Letta riflette su come trovare una quadra in una legge dal difficile accordo politico tra parti così distanti: «La tecnologia allunga l’esistenza sì, ma nello stesso tempo determina un aumento esponenziale, inipotizzabile anche solo venti o trent’anni fa, di persone in condizioni drammatiche. Quanto in là può spingersi il limite? E come conciliare la tutela del diritto alla vita con quello, altrettanto dirimente, a una morte dignitosa?». La proposta Pd-M5s è considerata eccessivamente “eutanasica” da chi era contro il referendum, troppo poco coraggiosa invece da chi il quesito bocciato dalla Consulta invece lo sosteneva: «È una proposta equilibrata, suscettibile di miglioramenti. Una legge perfettibile che prova, con la gradualità necessitata dalla complessità della materia, a colmare quel vuoto normativo, come già è avvenuto con il testamento biologico o con la sedazione palliativa profonda», conclude Letta invocando la decisione rapida della politica nelle prossime settimane, «l’esclusione da parte della Corte del quesito obbliga ad un’unica via, quella parlamentare. E in un Parlamento come quello attuale, senza una chiara maggioranza politica, non può che trovarsi un punto di equilibrio tra posizioni diverse. Altrimenti, oltre alle polemiche, a continuare saranno solo le sofferenze, insieme alla perdita di credibilità della politica tutta». Negli scorsi giorni si è consumato il primo “round” alla Camera con la vittoria del Centrosinistra: non sono infatti passati gli emendamenti soppressivi presentati da Lega e Forza Italia che avrebbero di fatto implodere la proposta di legge Bazoli-Provenza. Il Centrodestra non aveva chiesto il voto segreto e probabilmente su questo si è giocata la prima partita a favore del Centrosinistra: gli emendamenti sono stati bloccati con 262 voti contrari, e 126 favorevoli.