EUTANASIA PER MARIO, RACCOLTA FONDI ASS. COSCIONI: “LO STATO NON PAGA SPESE FARMACO”

È ancora la Regione Marche protagonista delle forti proteste dell’Associazione Luca Coscioni in merito ai casi di eutanasia/suicidio assistito che hanno imperversato la cronaca nazionale negli ultimi mesi. E così dopo il video-denuncia di Fabio Ridolfi, è ancora una volta il caso di Mario – 44enne paralizzato, da 12 anni, a causa di un incidente stradale – a far discutere con la denuncia dell’associazione su ispirazione Radicali.



Negli scorsi mesi Mario ha ottenuto l’ok sostanziale da tutti gli organi competenti in Italia per procedere all’eutanasia – in ottemperanza alla sentenza della Corte Costituzionale sul caso Dj Fabo-Cappato – ma lo Stato non si fa carico delle spese: «ha ottenuto l’ok all’eutanasia in Italia ma in assenza di una legge lo Stato italiano non si fa carico dei costi dell’assistenza al suicidio assistito. Non eroga il farmaco, non fornisce la strumentazione idonea, non fornisce il medico», denuncia l’associazione Coscioni nel lanciare una raccolta fondi per sostenere le spese sul Tiopental Sodico. «Per poter finalmente scegliere sulla propria vita, Mario deve sostenere una spesa di circa 5.000 euro in apparecchiature e farmaci. In particolare, c’è bisogno di uno strumento infusionale che costa 4.147,50 euro», ribadiscono ancora dall’Associazione.



MARIO VERSO SUICIDIO ASSISTITO: UFFICIO SALUTE CEI, “VITA VA TUTELATA”

In conclusione alla nota di denuncia dell’Associazione pro-choice Luca Coscioni, il tesoriere e il segretario nazionale della medesima – Marco Cappato e Filomena Gallo – lanciano un appello alla politica.

«A oltre 2 anni e mezzo dalla sentenza della Corte costituzionale, in osservanza del giudicato costituzionale, il compito del Servizio sanitario nazionale si esaurisce con le verifiche delle condizioni e delle modalità e il parere del Comitato etico. Aziende sanitarie che rispondono, se rispondono, con tempi lunghissimi, ignorando la sofferenza di chi chiede di poter accedere al suicidio assistito legalmente in Italia», spiegano i due componenti dell’Associazione Luca Coscioni. In attesa dell’arrivo al Senato in Aula del testo sul fine vita, Cappato e Gallo sentenziano sul caso dell’eutanasia per Mario: «Il Parlamento potrebbe trovare una soluzione, ma il testo è insoddisfacente ed è insabbiato al Senato. Per non fare ricadere l’onere anche economico sulle spalle di Mario e, per il futuro, dei malati nelle sue condizioni, abbiamo dunque deciso di farci noi promotori della raccolta dei fondi indispensabili. Esercitiamo così una vera e propria supplenza all’incapacità dello Stato italiano di farsi carico del diritto dei propri cittadini di non subire condizioni di sofferenza insopportabile e contro la propria volontà». Il Vaticano da mesi richiede allo Stato italiano di procedere con forza sul percorso delle cure palliative, mentre l’Ufficio Salute CEI – intervenuto sui casi di Mario, Fabio e altri malati sofferenti da anni – invita ad un intervento chiarificatore della legge per dirimere i vari “casi” del genere. Nel novembre 2021 l’ufficio facente capo alla Conferenza Episcopale Italiana commentava così la drammatica storia di Mario: «Quando una persona sceglie di terminare la propria vita si impongono atteggiamenti di profondo rispetto per chi vive una sofferenza tale da decidere di smettere di vivere. La sofferenza delle persone va sempre considerata e se porta ad una scelta così estrema significa che è molto alta», erano le parole don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della Salute della Cei. Al contempo, concluse il direttore dell’Ufficio CEI, «non è condivisibile ogni azione che vada contro la vita stessa, anche se liberamente scelta. La vita è un bene ricevuto, che va tutelato e difeso, in ogni sua condizione. Nessuno può essere chiamato a farsi portatore della morte altrui. La coscienza umana ce lo impedisce. La comunità civile, anche attraverso le sue scelte pubbliche, è chiamata ad assicurare le condizioni perché ogni sofferente sia sollevato dal dolore, anche attraverso i percorsi palliativi, e garantire le cure necessarie ai malati che sono al termine della loro vita». Commento simile anche dalla Pontificia Accademia per la Vita, considerando ancora il caso di Mario: «La materia delle decisioni di fine-vita costituisce un terreno delicato e controverso. La strada più convincente ci sembra quella di un accompagnamento che assuma l’insieme delle molteplici esigenze personali in queste circostanze così difficili. È la logica delle cure palliative, che anche contemplano la possibilità di sospendere tutti i trattamenti che vengano considerati sproporzionati dal paziente, nella relazione che si stabilisce con l’équipe curante».