L’APPELLO DEI MEDICI CATTOLICI CONTRO L’EUTANASIA
Uno magari distrattamente legge “i medici cattolici contro l’eutanasia” e pensa “beh, cosa c’è di strano?”: tutto vero, però l’appello lanciato dalla AMCI – Associazione Medici Cattolici Italiani – nell’ultimo Manifesto sul Fine Vita parla a tutti, anche a chi non è convinto per fede che il valore dell’esistenza sia dal primo attimo del concepimento all’ultimo respiro esalato su questa Terra. «È giusto dare la morte ad un altro uomo ammalato, sia pure per pietà?»: se lo sono chiesti sul serio Filippo Maria Boscia e il cardinale Edoardo Menichelli, rispettivamente presidente nazionale e assistenze ecclesiastico dell’AMCI, nel manifesto in cui invitano tutti a riflettere sulle «problematiche del fine vita».
Dal rinuncio delle cure al suicidio mediamente assistito fino al tema ultimo dell’eutanasia: in un dibattito nazionale ancora “fermo” alla diatriba politica pro-life vs pro-choice, il tema del fine vita è assai più complesso e delicato di quanto si possa pensare. Parla della vita e della morte dell’umanità, con i medici cattolici che non intendono proprio per questo banalizzare: «su questo terreno», scrivono ancora dall’AMCI, «sembra prevalere un atteggiamento talvolta subdolo ma pervasivo, che possiamo definire “disumano ragionevole”, che è diventato il più pericoloso dei veleni perché, varcando gli affetti più intensi, può portare a decidere di togliere la vita per pietà e finanche per amore».
EUTANASIA, AMCI: “IL MEDICO È PER LA VITA CHE È SEMPRE UN BENE”
Davanti alla sfida dell’eutanasia che chiama tutti alla riflessione, continuano Boscia e il Card. Menichelli, occorre domandarsi «ai medici può essere assegnato il compito di provocare la morte? Si possono far rientrare tra i doveri professionali e deontologici del medico il suicidio assistito e l’eutanasia?». Il tema è tutt’altro che semplice ma non per questo viene eliminato il giudizio in itinere: «non sono queste le opzioni “terapeutiche” possibili o praticabili nell’alleanza medico-paziente e nella relazione di cura e di fiducia; il medico si troverebbe in conflitto morale con sé stesso, soprattutto se le sue attività risultassero mere pre- stazioni tecniche senza valore umano ed etico».
Il Manifesto sul Fine Vita diffuso dalla AMCI insiste sul grave impedimento per il medico che sarebbe la scelta del suicidio assistito o peggio ancora dell’eutanasia del paziente: il fine e la natura della medicina è curare, «ristabilire la salute e alleviare il dolore e la sofferenza, ma anche assicurare la più alta qualità della vita, pur nell’impossibilità del guarire». Fare il medico non può e non deve significare scegliere tra far vivere e far morire: «l’unica opzione per il medico è, sempre e comunque, la vita ed essere a favore della vita». Se gli stessi medici cattolici ammettono, per logica e per coscienza, che la cultura della vita non significa avere l’obbligo di imporre terapie sproporzionate o gravose, è anche vero che egli «deve proporre e attivare una terapia del dolore e delle cure palliativa». La società oggi ha bisogno di una medicina per la vita, conclude il manifesto AMCI, in quanto «il medico è per la vita, perché la vita è sempre un bene e merita incondizionato rispetto. Quando l’esistenza è tra la vita e la morte: nel momento definitivo e ultimo della morte come nel momento del concepimento». È un invito e un appello per tutti, medici e non, a confrontarsi senza pregiudizi e andando alla radice della cultura stessa della medicina e della cura della persona.