Le commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera hanno dato il via libera alla nuova formulazione di norme sulla legge per il suicidio assistito: il ddl sull’eutanasia, frutto della sentenza della Corte Costituzionale del novembre 2019 (che intimava il Parlamento a prendere posizione sul tema del fine vita), è stato modificato e votato per andare in Aula lunedì prossimo, con relatori Alfredo Bazoli (Pd) e Nicola Provenza (M5s).



Ancora voto contrario dal Centrodestra anche se la maggioranza di Centrosinistra è riuscita lo stesso a far passare il nuovo Ddl sul suicidio assistito: importante una novità votata ieri, con un emendamento che prevede una sorta di “sanatoria” per i suicidi avvenuti nel passato con “agevolazione” di terzi. Si legge nella nuova formulazione, «non è punibile chiunque sia stato condannato per aver agevolato in qualsiasi modo la morte volontaria medicalmente assistita». In questo modo, casi come quello Cappato-Dj Fabo non sarebbero più punibili anche se precedenti alla formulazione della legge sul Fine vita. Di contro, la mediazione con i partiti di Cdx ha portato ad inserire nel ddl un punto particolarmente divisivo e rigettato dai promotori del referendum sull’eutanasia: l’obiezione di coscienza. Si legge ancora nella legge pronta alla discussione in Aula (dove però si attendono tempi lunghi tra emendamenti a valanga e rinvii per la Manovra, ndr): «La dichiarazione dell’obiettore deve essere comunicata entro tre mesi dalla data di adozione del regolamento di attuazione della legge, al direttore dell’azienda sanitaria locale o dell’azienda ospedaliera, nel caso di personale dipendente». In sostanza, l’obiezione di coscienza per medici e personale sanitario, inizialmente non riconosciuta, viene inserita ed accettata dalla nuova legge.



CDX VOTA CONTRO MA OTTIENE L’OBIEZIONE DI COSCIENZA

Il Centrodestra ha comunque votato contro il pacchetto di norme generali e si appresta, salvo sorprese, a votare compatto per il No anche alla Camera: resta però la mediazione ottenuta non solo sull’obiezione di coscienza ma anche sulla più stringente elencazione delle condizioni per poter far richiesta di suicidio assistito. La persona deve essere affetta «da una patologia irreversibile e a prognosi infausta, che cagioni sofferenze fisiche e psicologiche» (devono sussistere entrambe) assolutamente intollerabili; non solo, «la persona deve poi essere tenuta in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale, la cui interruzione provocherebbe il decesso del paziente». Da ultimo, acquistano maggior rilievo le ‘cure palliative‘, come chiedeva il centrodestra («la persona dve essere stata previamente coinvolta in un percorso di cure palliative al fine di alleviare il suo stato di sofferenza e le abbia esplicitamente rifiutate»).



LE REAZIONI POLITICHE AL NUOVO TESTO

Molto critiche le parti che hanno promosso tanto la legge sul Fine vita quanto il referendum sull’eutanasia, già parlano di rischio “effetto Ddl Zan” per il nulla di fatto che potrebbe scorgersi in Parlamento nei prossimi mesi: «Dopo anni di paralisi le commissioni votano sbrigativamente un ddl sul suicidio assistito gravemente insufficiente. Scopo: portare in Aula un testo quale che sia, rinviando le scelte sui nodi non sciolti. Esito prevedibile: lo stesso del ddl Zan. I nodi non sciolti ora non lo saranno dopo», attacca Riccardo Magi di +Europa. Dalla Associazione Luca Coscioni si parla di «grave passo indietro. Il testo in votazione rappresenterebbe, se approvato, un frettoloso passo indietro rispetto alla stessa sentenza della Corte costituzionale» mentre il relatore Bazoli si limita a «Mi auguro che lo spirito di confronto e dialogo possa essere mantenuto anche in Aula, per consentire al Parlamento di approvare una legge in linea con i principi e le raccomandazioni della Corte costituzionale, su un tema delicato che ci riguarda tutti senza distinzioni».