RAPPORTO CHOC SULL’EUTANASIA IN OLANDA: MORTI ALMENO 5 AUTISTICI UNDER-30
Da quando è in vigore la legge in Olanda sull’eutanasia sarebbero morti almeno 5 persone sofferenti di autismo sotto i 30 anni: questo è solo uno dei tanti elementi choc presenti nell’unico rapporto ufficiale tra i Paesi dove vige la legge aperta sul Fine Vita, ovvero proprio i Paesi Bassi. A differenza di Colombia, Belgio, Svizzera e Canada, l’Olanda è l’unica a fornire informazioni dettagliati sui casi di morte volontaria: ma come rileva “La Repubblica”, la commissione governativa che periodicamente mette a disposizione i dati sulle morti “assistite” si limita a riportare quanto deciso dai medici e spesso «decide arbitrariamente quali casi riportare e quali no, per cui è impossibile per il momento sapere con certezza quante persone affette da autismo abbiano chiesto e ottenuto di usufruire dell’eutanasia».
A cercare di gettare luce e verità su quanto avviene in Olanda dal 2012 fino ad oggi – ovvero nei primi 10 anni di validità della legge sull’eutanasia – si sta provando lo studio dell’Università Uk di Kingston, consultando proprio i dati della commissione governativa olandese e riportandoli sulla rivista scientifica BJPsych Open. La ricerca della docente Irene Tuffrey-Wjine ha messo in luce come su 900 casi riportati, ben 39 riguardavano richieste di persone affette da autismo o con croniche disabilità mentali: 18 di queste avevano meno di 50 anni, 5 erano under-30, addirittura uno aveva meno di 25 anni. Su quel caso, riportato dall’Associated Press, si legge in maniera inquietante: «sentito infelice da quando era bambino, ha sofferto di bullismo e desiderava contatti sociali ma non era in grado di relazionarsi con gli altri». Il report registra che il giovane ha chiesto il suicidio di Stato «dopo avere deciso che proseguire per anni a vivere così sarebbe stata una sofferenza abominevole».
EUTANASIA OLANDA, 60MILA MORTI IN 10 ANNI: “SI RISCHIA L’EUGENETICA”
Al netto dell’intrinseca tematica delicata della sofferenza, del dolore e della depressione, è la possibilità che una legge di uno Stato democratico possa arrivare a “concedere” la morte con praticamente qualsiasi motivazione a fare rabbrividire: «Sicuramente queste persone soffrivano. Ma alla nostra società va davvero bene affermare che non c’è altro modo di aiutarli ed è meglio che muoiano?», si chiede la prof. Tuffrey-Wjine.
60mila uccisi dall’eutanasia dal 2012 fino al 2022: per la maggior parte si tratta di malati anziani in forte sofferenza per cancro, sclerosi o Parkinson: ma ci sono anche molti casi registrati “senza cause dirette” o con sofferenze psicologiche o autismo se simili. «È terribile che queste persone non abbiano ricevuto l’offerta di ulteriori cure e aiuto», spiega Simon Baron-Cohen, direttore del Centro Ricerche sull’Autismo della Cambridge University; una conseguenza dell’autismo, tra l’altro, è spesso la depressione clinica. Non tutelare queste persone ha dell’incredibile secondo gli esperti inglesi: «Aiutare persone che soffrono di autismo a morire è essenzialmente eugenetica», denuncia Tim Stainton, scienziato canadese. È di questi giorni l’appello apparso sul quotidiano francese “Le Figaro”, in vista delle discussioni in Francia per la possibile approvazione della nuova legge sull’eutanasia, di uno dei fautori storici della prima legislazione sul Fine Vita in Olanda Theo Boer: «Evitate che la morte assistita diventi parte integrante del vostro sistema sanitario. Il volto della medicina verrebbe radicalmente modificato. Nel corso degli anni abbiamo assistito a un drammatico aumento di casi, passati dai duemila del 2002 ai diecimila di oggi. In alcune zone dei Paesi Bassi, il 15 per cento dei decessi è dovuto all’eutanasia».