In Portogallo il Parlamento ha approvato l’eutanasia. A renderlo noto è Diario de Noticias, ripreso anche da Sky Tg24, che conferma come la decisione sia stata presa con 136 voti a favore, 78 contrari e 4 astenuti. A votare a favore, spiega l’agenzia di stampa Ansa, sono stati la sinistra del Bloco de Esquerda, i verdi del Pan, i liberali di Iniciativa liberal e la grande maggioranza dei socialisti del Ps, nonchè due deputate indipendenti. A schierarsi dalla parte dei contrari i comunisti del Pcp, i popolari del Cds e il partito sovranista Chega, così come 9 parlamentari del Partito socialista. Tra gli appartenenti a quest’ultimo partito, anche due astenuti. Tra i socialdemocratici, la maggioranza dei parlamentari ha votato contro, altri 14 a favore.



Nel progetto di legge approvato in data odierna si affronta il concetto di “eutanasia non punibile” intesa come l’“anticipazione della morte per decisione della persona stessa” in situazione di “sofferenza estrema, con lesioni irreversibili, di estrema gravità, scientificamente provate, o malattia incurabile e fatale, quando praticata (da) o con l’ausilio di personale sanitario”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



VERSO LEGALIZZAZIONE EUTANASIA

Il cattolico Portogallo sembra andare spedito verso la legalizzazione dell’eutanasia: dopo mesi di discussioni e solo 7 giorni dopo l’Elezione del Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo De Sousa (confermato), il Parlamento di Lisbona si appresta ad approvare una legge che consente la morte assistita, quarto Paese in Europa.

La proposta in realtà era stata presentata lo scorso anno, ma venne “congelata” per via della richiesta ufficiale fatta dalla Chiesa Cattolica portoghese (la CEPI, Conferenza Episcopale Portogallo) di un referendum che facesse decidere ai cittadini se accettare o meno la modifica della legge sul fine vita (ad oggi l’eutanasia è ancora vietata in Portogallo). I vescovi spingevano per dar la voce al popolo, storicamente di ampia maggioranza cattolica, fermando l’iter di legge presentato dalla maggior parte dei partiti nazionali. La proposta per cambiare la legge era stata approvata lo scorso febbraio, aprendo la strada per il voto in aula di questi giorni nonostante la Chiesa continuasse a chiedere il referendum.



L’OPPOSIZIONE DELLA CHIESA

Si arriva così allo scorso 23 ottobre quando il Parlamento del Portogallo ha ufficialmente bocciato la richiesta di tornare alle urne per l’opzione referendaria, avanzata dalla Federazione per la Vita (FPV) che aveva raccolto ben 95mila firme. Il quesito del referendum avrebbe dovuto contenere questa domanda specifica: «Siete d’accordo che uccidere un’altra persona su vostra richiesta o aiutarla a suicidarsi dovrebbe continuare ad essere punibile penalmente in qualsiasi circostanza?». Dopo il “niet” del Parlamento, fu molto dura la risposta della Conferenza Episcopale portoghese: «deplorevole la scelta del Parlamento, perché essa lascia intendere come la depenalizzazione dell’eutanasia verrà approvata, anche se l’iter legislativo è ancora in corso».

I vescovi avevano ragione, tanto che la legge sull’eutanasia è oramai pronta ad essere approvata senza passare dall’opzione dei cittadini: per la Chiesa l’atto è ancora più grave in questo momento di grave pandemia mondiale, «perché ora ai malati sembra non restare che un’unica risposta: la morte». Venne prodotto un importante appello alla società e al Parlamento, ribadito negli ultimi mesi del 2020: «Il diritto alla vita, così come altri diritti umani fondamentali – si legge nella lettera aperta del vescovo ausiliare di Braga, Monsignor Nuno Almeida lo scorso 21 ottobre – è espressione del valore oggettivo della dignità umana ed è importante ricordare che la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito non è un progresso della civiltà, ma piuttosto un passo indietro […] Il vero progresso dell’umanità infatti, è stato quello di creare leggi e norme che difendano la vita umana e impediscano ai più forti di esercitare il loro potere sui più deboli, attraverso ad esempio l’abolizione dell’infanticidio, della schiavitù, della tortura e della discriminazione razziale».

IL PRESIDENTE CATTOLICO NON SI ESPONE (PER ORA)

L’iter di legge sull’eutanasia, prodotto di 5 proposte legislative unificate dalla deputata socialista Isabel Moreira, dopo il voto in Parlamento – dato come assai prossimo al passaggio – vedrà l’invio della legge al Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa: a quel punto, il neo-eletto potrà emanarlo, porvi il veto e rinviarlo all’Assemblea perché confermi il voto, oppure inviare il tutto alla Corte Costituzionale perché vi sia un pronunciamento specifico in atto. Non sono mancate le polemiche contro il Presidente, cattolico e conservatore, dato che in tutta la campagna elettorale di questi mesi in ista delle Presidenziali di fatto non si è esposto prendendo posizione sulla legge che introduce l’eutanasia.

Anche per questo motivo è stata apprezzata la sua “neutralità” da parte dell’elettorato di sinistra e in molti in Portogallo ritengono che Rebelo De Sousa possa aver evitato di esprimersi proprio per evitare ripercussioni politiche a pochi giorni dal voto. Ancora negli scorsi mesi molto netto è stato l’appello lanciato dall’Associazione dei medici cattolici portoghesi (AMCP) proprio nei confronti del Capo dello Stato: «diamo assoluta opposizione a qualsiasi forma di eutanasia e chiediamo al Presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, di porre il veto a qualsiasi legge che depenalizzi tale pratica nel Paese. Essa, infatti, “non è mai stata e non sarà mai un atto medico».